La natura composita, stratificata, instabile dei contesti urbani e territoriali e il mutato rapporto fra individuo e spazio sempre più orientato verso una condizione visiva – percettiva e mentale - dominata dalla sovraesposizione e mobilizzazione della propria esperienza, individuano oggi nello spazio del progetto un luogo privilegiato di sperimentazione di nuove modalità dello sguardo, dove la rivalutazione della componente soggettiva diviene espressione di una nuova aderenza alla complessità della realtà. Venute meno l’identità, la staticità e l’unità del soggetto, attorno a cui si erano sviluppate le concezioni estetiche della forma classica, alcune fra le più interessanti ricerche dell’architettura contemporanea, sostenute anche dalle possibilità offerte dalle tecnologie digitali, sviluppano nuove relazioni, interrelazioni e interferenze, sostituendo alla logica analitico-deduttiva, propria dei modelli deterministici e reversibili, una strategia di pensiero globale, associativa e flessibile. E’ in questo ambito che si collocano i nuovi ‘paesaggi informatici’ o meglio i nuovi scapes informatici a sottolineare, al di là di ogni singola declinazione, il carattere di “veduta-visione d’insieme” (etimologia di scape nell’inglese Landscape) nonché di “creazione” (etimologia di schaffen nel tedesco Landschaft) di una realtà che essi in-formano/de-formano/trans-formano in un processo di riscrittura continua di un presente che non è mai pienamente sé stesso. Non soltanto espressione di una tecnologia sviluppata tramite l’uso del computer, i nuovi scapes indicano all’orizzonte un nuovo modo di vedere, progettare e abitare lo spazio, attraverso l’interpretazione dell’opera come sistema complesso di connessioni, interscambi e retroazioni, sempre aperto, flessibile, modificabile: un mondo di relazioni e comunicazioni multiple in cui tutto è connesso, che trova la propria possibilità di esistenza nel legame che unisce - differenziandole – le singole parti. Un legame la cui logica non è più quella dell’identità e della non contraddizione, ma quella delle relazioni, delle congiunzioni o dis-giunzioni, delle interconnessioni - l’extra-essere o l’inter-essere - di cui il paesaggio come “paradigma della complessità” ne costituisce una metafora evidente.

Territori della complessità: new scapes / Gregory, Paola. - STAMPA. - (2003), pp. 1-93.

Territori della complessità: new scapes

GREGORY, Paola
2003

Abstract

La natura composita, stratificata, instabile dei contesti urbani e territoriali e il mutato rapporto fra individuo e spazio sempre più orientato verso una condizione visiva – percettiva e mentale - dominata dalla sovraesposizione e mobilizzazione della propria esperienza, individuano oggi nello spazio del progetto un luogo privilegiato di sperimentazione di nuove modalità dello sguardo, dove la rivalutazione della componente soggettiva diviene espressione di una nuova aderenza alla complessità della realtà. Venute meno l’identità, la staticità e l’unità del soggetto, attorno a cui si erano sviluppate le concezioni estetiche della forma classica, alcune fra le più interessanti ricerche dell’architettura contemporanea, sostenute anche dalle possibilità offerte dalle tecnologie digitali, sviluppano nuove relazioni, interrelazioni e interferenze, sostituendo alla logica analitico-deduttiva, propria dei modelli deterministici e reversibili, una strategia di pensiero globale, associativa e flessibile. E’ in questo ambito che si collocano i nuovi ‘paesaggi informatici’ o meglio i nuovi scapes informatici a sottolineare, al di là di ogni singola declinazione, il carattere di “veduta-visione d’insieme” (etimologia di scape nell’inglese Landscape) nonché di “creazione” (etimologia di schaffen nel tedesco Landschaft) di una realtà che essi in-formano/de-formano/trans-formano in un processo di riscrittura continua di un presente che non è mai pienamente sé stesso. Non soltanto espressione di una tecnologia sviluppata tramite l’uso del computer, i nuovi scapes indicano all’orizzonte un nuovo modo di vedere, progettare e abitare lo spazio, attraverso l’interpretazione dell’opera come sistema complesso di connessioni, interscambi e retroazioni, sempre aperto, flessibile, modificabile: un mondo di relazioni e comunicazioni multiple in cui tutto è connesso, che trova la propria possibilità di esistenza nel legame che unisce - differenziandole – le singole parti. Un legame la cui logica non è più quella dell’identità e della non contraddizione, ma quella delle relazioni, delle congiunzioni o dis-giunzioni, delle interconnessioni - l’extra-essere o l’inter-essere - di cui il paesaggio come “paradigma della complessità” ne costituisce una metafora evidente.
2003
9788883820991
03 Monografia::03a Saggio, Trattato Scientifico
Territori della complessità: new scapes / Gregory, Paola. - STAMPA. - (2003), pp. 1-93.
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