E’ possibile abitare bene in una città già costruita e dunque inquinata? Cosa può fare un architetto e quali sono i suoi spazi di intervento per ricostruire rapporti, spaziali e esistenziali, sani? Il libro, basato su un’indagine svolta sul campo nella zona Portuense di Roma, si interroga sul ruolo che l’abitante in quanto utente e destinatario dell’architettura e della città, deve ricoprire per provvedere alla cura e alla manutenzione del suo habitat. Le esperienze concrete e l’osservazione diretta della città e dei suoi luoghi hanno mostrato che esiste uno scollamento tra progetto, pratiche d’uso e manutenzione dei luoghi. Il coinvolgimento dei cittadini è quindi necessario e indispensabile se si vuole aspirare ad un abitare bene e sostenibile. L’abitare bene non è infatti questione affrontabile solo in termini tecnico-scientifici; è anche questione di identità e appartenenza che ha a che fare con le relazioni fisiche e simboliche che vengono a scambiarsi tra il corpo dell’uomo e lo spazio fisico dell’abitare, pubblico e privato. Si tratta di superare le premesse funzionaliste che da un lato inscatolavano gli abitanti e dall’altro coloravano le pareti con tinte pastello secondo criteri psico-percettivi scientifico-sperimentali e di affermare il carattere necessariamente plurimo-molteplice, meno deterministico, delle individualità sociali. Si tratta di considerare la necessità di un progetto sensibile e ragionato che consideri l’abitante non più il destinatario ultimo del progetto d’architettura ma parte integrante che deve partecipare attivamente alla costruzione e manutenzione del proprio habitat di vita.

L'abitante e la qualità dell'urbano / Criconia, Alessandra. - STAMPA. - 55(2010), pp. 57-74.

L'abitante e la qualità dell'urbano

CRICONIA, Alessandra
2010

Abstract

E’ possibile abitare bene in una città già costruita e dunque inquinata? Cosa può fare un architetto e quali sono i suoi spazi di intervento per ricostruire rapporti, spaziali e esistenziali, sani? Il libro, basato su un’indagine svolta sul campo nella zona Portuense di Roma, si interroga sul ruolo che l’abitante in quanto utente e destinatario dell’architettura e della città, deve ricoprire per provvedere alla cura e alla manutenzione del suo habitat. Le esperienze concrete e l’osservazione diretta della città e dei suoi luoghi hanno mostrato che esiste uno scollamento tra progetto, pratiche d’uso e manutenzione dei luoghi. Il coinvolgimento dei cittadini è quindi necessario e indispensabile se si vuole aspirare ad un abitare bene e sostenibile. L’abitare bene non è infatti questione affrontabile solo in termini tecnico-scientifici; è anche questione di identità e appartenenza che ha a che fare con le relazioni fisiche e simboliche che vengono a scambiarsi tra il corpo dell’uomo e lo spazio fisico dell’abitare, pubblico e privato. Si tratta di superare le premesse funzionaliste che da un lato inscatolavano gli abitanti e dall’altro coloravano le pareti con tinte pastello secondo criteri psico-percettivi scientifico-sperimentali e di affermare il carattere necessariamente plurimo-molteplice, meno deterministico, delle individualità sociali. Si tratta di considerare la necessità di un progetto sensibile e ragionato che consideri l’abitante non più il destinatario ultimo del progetto d’architettura ma parte integrante che deve partecipare attivamente alla costruzione e manutenzione del proprio habitat di vita.
2010
La qualità dell'urbano. Roma periferia Portuense
9788883536700
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
L'abitante e la qualità dell'urbano / Criconia, Alessandra. - STAMPA. - 55(2010), pp. 57-74.
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