Il porto di Civitavecchia alla vigilia del Regno d'Italia: tra politica doganale e traffici nel Mediterraneo

The long history of the port of Civitavecchia is evidenced by a remarkable wealth of archival material, literary and iconographic. Centrally located sixty kilometers away from the capital and in the heart of Southern Etruria, Civitavecchia, today, is the main center of attraction for national and international tourism, which makes this port a strategic framework for transit in Italian cruise ship and "" turn around "." The data relating to nineteenth-century transit of goods through the customs port, which are available for several years (1835-1880) due to detections of Gabriel (along with data relating to the movement of ships and shipbuilding), confirming the progressive marginalization port of the State of the Church against the main lines of international traffic. In fact, the port policy implemented by the papal government after the Restoration, as a whole, was oriented towards ensuring the operation of existing plants, rather than creating new ones. This trend is confirmed by the low incidence that the costs of intervention were extraordinary in this period, compared to those of the ordinary type. Based on the data found and treated, it was possible to reconstruct the trend of the import and export of certain strategic goods and their impact on the economy of the port.

La lunga vicenda del porto di Civitavecchia è testimoniata da una notevole ricchezza di materiale archivistico, letterario ed iconografico. In posizione centrale, a sessanta chilometri di distanza dalla capitale e nel cuore dell'Etruria meridionale, Civitavecchia, oggi, è il principale polo d'attrazione per il turismo nazionale ed internazionale, che fa di questo porto una struttura strategica in Italia per transito crocieristico e "turn around". I dati ottocenteschi relativi al transito delle merci attraverso le dogane portuali, che sono disponibili per diversi anni (dal 1835 al 1880) grazie alle rilevazioni del Gabriele (insieme ai dati relativi all'industria cantieristica e al movimento della navi), confermano la progressiva emarginazione dei porti dello Stato ecclesiastico rispetto alle grandi linee del traffico internazionale. In effetti, la politica portuale attuata dal governo pontificio dopo la Restaurazione, nel suo insieme, era orientata nel senso di garantire il funzionamento degli impianti esistenti, piuttosto che di realizzarne di nuovi. Questo orientamento è confermato dalla scarsa incidenza che le spese di intervento straordinario ebbero, in questo periodo, rispetto a quelle di tipo ordinario. Sulla base dei dati rinvenuti e trattati è stato possibile ricostruire il trend degli import e degli export di alcune merci strategiche e del loro impatto sull’economia del porto.