Il saggio esplora le rappresentazioni di New York nell’opera di Grace Paley, prendendo come modello Le città invisibili di Italo Calvino. La città è come una lingua: gli oggetti, le costruzioni, le persone, le istituzioni sono un fitto “involucro di segni”. Alla materialità degli oggetti (case, parchi, scuole, strade, negozi …) vengono attribuiti significati differenti secondo l’uso che se ne fa. Negli scritti di Grace Paley, le cucine sono paradigmatiche: da spazio privato diventano un luogo di incontro e di confronto personale, sociale e politico. Nelle sue cucine si parla di tutto, di problemi personali, di religione, di letteratura, di politica … introducendo chi le frequenta, in prevalenza donne e ragazze, a una soggettività che non prevede una spaccatura tra mente e corpo. Ma le donne nelle opere di Grace Paley non si fermano nelle cucine, nelle case, escono in strada e si appropriano degli spazi pubblici della città. Una particolare attenzione è dedicata alle soglie. Finestre e porte sono elementi architettonici e narrativi che segnano il confine tra casa e resto del mondo, ma la loro funzione, in quanto soglie, è duplice: separano, ma allo stesso tempo offrono la possibilità di relazione, comunicazione tra interno ed esterno, sempre che ci sia la disponibilità a promuovere e ad accogliere la comunicazione dai due lati della soglia. Sono dunque elementi caratterizzati più da movimento che da staticità. La New York di Grace Paley mostra anche i segni della violenza causata dall’urbanizzazione selvaggia. Per alcuni studiosi l’urbanizzazione è assimilabile a un’azione di guerra perché, prima di poter costruire o ricostruire, è comunque necessaria una demolizione, la distruzione di ciò che già esiste, sia che si tratti della natura, sia che si tratti di edifici preesistenti. Molti scritti di Grace Paley affrontano il connubio esplosivo tra degrado urbano ed esuberanza adolescenziale e sono ambientati nel Bronx, quartiere spaccato in due dalla Cross-Bronx Expressway. Questa arteria a scorrimento veloce, costruita da Robert Moses tra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, rappresenta un perfetto esempio della violenza sul territorio e, nell’immaginario mondiale, ha trasformato il Bronx in quintessenza della devastazione moderna, la cifra dell’incubo urbano. Tuttavia le cicatrici di New York non sono solo gli esiti delle ferite inferte nel Novecento, sono ancora più antichi, risalgono all’origine stessa di New York. Paley, nella poesia “Dopo essere arrivata in bici al Battery Park”, riflette sui segni della conquista ad opera degli europei, sull‘espropriazione dell’isola di Manhattan agli indiani - “frecce / dritte come Broadway furono conficcate/ nel grande cuore degli indiani” - e sul sangue versato da queste ferite, sangue che ha nutrito e dato salvezza anche ai bianchi meno fortunati, che sono venuti dopo, gli immigrati, “white tormented people”, come li definisce Grace Paley.

"La New York di Grace Paley" / Accardo, Anna Lucia. - STAMPA. - (2007), pp. 71-84.

"La New York di Grace Paley"

ACCARDO, Anna Lucia
2007

Abstract

Il saggio esplora le rappresentazioni di New York nell’opera di Grace Paley, prendendo come modello Le città invisibili di Italo Calvino. La città è come una lingua: gli oggetti, le costruzioni, le persone, le istituzioni sono un fitto “involucro di segni”. Alla materialità degli oggetti (case, parchi, scuole, strade, negozi …) vengono attribuiti significati differenti secondo l’uso che se ne fa. Negli scritti di Grace Paley, le cucine sono paradigmatiche: da spazio privato diventano un luogo di incontro e di confronto personale, sociale e politico. Nelle sue cucine si parla di tutto, di problemi personali, di religione, di letteratura, di politica … introducendo chi le frequenta, in prevalenza donne e ragazze, a una soggettività che non prevede una spaccatura tra mente e corpo. Ma le donne nelle opere di Grace Paley non si fermano nelle cucine, nelle case, escono in strada e si appropriano degli spazi pubblici della città. Una particolare attenzione è dedicata alle soglie. Finestre e porte sono elementi architettonici e narrativi che segnano il confine tra casa e resto del mondo, ma la loro funzione, in quanto soglie, è duplice: separano, ma allo stesso tempo offrono la possibilità di relazione, comunicazione tra interno ed esterno, sempre che ci sia la disponibilità a promuovere e ad accogliere la comunicazione dai due lati della soglia. Sono dunque elementi caratterizzati più da movimento che da staticità. La New York di Grace Paley mostra anche i segni della violenza causata dall’urbanizzazione selvaggia. Per alcuni studiosi l’urbanizzazione è assimilabile a un’azione di guerra perché, prima di poter costruire o ricostruire, è comunque necessaria una demolizione, la distruzione di ciò che già esiste, sia che si tratti della natura, sia che si tratti di edifici preesistenti. Molti scritti di Grace Paley affrontano il connubio esplosivo tra degrado urbano ed esuberanza adolescenziale e sono ambientati nel Bronx, quartiere spaccato in due dalla Cross-Bronx Expressway. Questa arteria a scorrimento veloce, costruita da Robert Moses tra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, rappresenta un perfetto esempio della violenza sul territorio e, nell’immaginario mondiale, ha trasformato il Bronx in quintessenza della devastazione moderna, la cifra dell’incubo urbano. Tuttavia le cicatrici di New York non sono solo gli esiti delle ferite inferte nel Novecento, sono ancora più antichi, risalgono all’origine stessa di New York. Paley, nella poesia “Dopo essere arrivata in bici al Battery Park”, riflette sui segni della conquista ad opera degli europei, sull‘espropriazione dell’isola di Manhattan agli indiani - “frecce / dritte come Broadway furono conficcate/ nel grande cuore degli indiani” - e sul sangue versato da queste ferite, sangue che ha nutrito e dato salvezza anche ai bianchi meno fortunati, che sono venuti dopo, gli immigrati, “white tormented people”, come li definisce Grace Paley.
2007
NY-LON. New York e Londra, due metropoli a confronto
9788820740696
Stati Uniti –rappresentazioni della città – Grace Paley
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
"La New York di Grace Paley" / Accardo, Anna Lucia. - STAMPA. - (2007), pp. 71-84.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/160881
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