Nel presente lavoro, si ripercorrono le principali fasi storiche di affermazione e diffusione di questo mezzo di comunicazione antico ma ancora attuale: la radio. In particolare la trattazione si articola in riferimento ai seguenti snodi principali. Dal periodo in cui si cominciò a parlare per la prima volta in Italia, di servizi radiofonici, corrispondente dall’ultimo scorcio dell’età giolittiana (1910), al 1933, in cui per tre milioni di scolari italiani inizia l’alfabetizzazione al mezzo radiofonico e alla lingua. Da strumento di élite a mezzo di comunicazione di massa (dal 1935 al 1942) in cui la radio diventa sempre più uno strumento politico, utilizzato per la propaganda, sebbene si collochi anche in ambito domestico, come strumento attorno al quale si riunisce la famiglia. Fu la guerra ad aprire la strada alla diffusione di massa del mezzo radiofonico e nel 1942 si contavano due milioni di utenti. La nascita della Rai nel secondo dopoguerra, confermò la natura pubblica del servizio radiofonico e, di conseguenza, anche il regime di monopolio. Nel 1952 ci furono le prime trasmissioni televisive sperimentali e nel Gennaio del 1954 venne inaugurato il primo servizio regolare di televisione in Italia, ma la radio, grazie all’affezione del suo pubblico, riesce a resistere anche al ciclone televisivo, cambiando ed invadendo nuove fasce orarie. Negli anni '60 lo sviluppo tecnologico favorisce la filodiffusione e l’ingresso del transistor consente alla radio di diventare un oggetto piccolo e leggero. Nel 1975, la riforma della Rai, sancisce la fine del regime di monopolio favorendo in pochi anni la nascita di centinaia di stazioni i cui palinsesti cambiano e si evolvono alla conquista di un numero sempre maggiore di radioascoltatori. Negli “anni di piombo” (1980), la radio si pone come agente di progresso e spesso come elemento di unificazione e riconoscimento. Nascono diverse tipologie di radio locali , da quelle libere fortemente politicizzate (Radio popolare, Onda Rossa, Radio Alice, Radio Radio Città Futura, Radio radicale), a quelle commerciali, orientate al profitto e fondate su programmazioni ad alto contenuto di musica ed intrattenimento. Alla fine del decennio, in Italia le radio libere sono già 2.600 e costituiscono un fenomeno di grande rilevanza sociale. Alla fine degli anni '90, ad onta di chi la considerava fuori moda dalla famiglia delle nuove tecnologie comunicative, la radio ha aperto con slancio un nuovo capitolo mostrandosi più che mai adatta al connubio con internet.

La radio: mezzo di comunicazione antico, ma ancora attuale / Cattaneo, Angela. - (2004), pp. 21-29.

La radio: mezzo di comunicazione antico, ma ancora attuale.

CATTANEO, Angela
2004

Abstract

Nel presente lavoro, si ripercorrono le principali fasi storiche di affermazione e diffusione di questo mezzo di comunicazione antico ma ancora attuale: la radio. In particolare la trattazione si articola in riferimento ai seguenti snodi principali. Dal periodo in cui si cominciò a parlare per la prima volta in Italia, di servizi radiofonici, corrispondente dall’ultimo scorcio dell’età giolittiana (1910), al 1933, in cui per tre milioni di scolari italiani inizia l’alfabetizzazione al mezzo radiofonico e alla lingua. Da strumento di élite a mezzo di comunicazione di massa (dal 1935 al 1942) in cui la radio diventa sempre più uno strumento politico, utilizzato per la propaganda, sebbene si collochi anche in ambito domestico, come strumento attorno al quale si riunisce la famiglia. Fu la guerra ad aprire la strada alla diffusione di massa del mezzo radiofonico e nel 1942 si contavano due milioni di utenti. La nascita della Rai nel secondo dopoguerra, confermò la natura pubblica del servizio radiofonico e, di conseguenza, anche il regime di monopolio. Nel 1952 ci furono le prime trasmissioni televisive sperimentali e nel Gennaio del 1954 venne inaugurato il primo servizio regolare di televisione in Italia, ma la radio, grazie all’affezione del suo pubblico, riesce a resistere anche al ciclone televisivo, cambiando ed invadendo nuove fasce orarie. Negli anni '60 lo sviluppo tecnologico favorisce la filodiffusione e l’ingresso del transistor consente alla radio di diventare un oggetto piccolo e leggero. Nel 1975, la riforma della Rai, sancisce la fine del regime di monopolio favorendo in pochi anni la nascita di centinaia di stazioni i cui palinsesti cambiano e si evolvono alla conquista di un numero sempre maggiore di radioascoltatori. Negli “anni di piombo” (1980), la radio si pone come agente di progresso e spesso come elemento di unificazione e riconoscimento. Nascono diverse tipologie di radio locali , da quelle libere fortemente politicizzate (Radio popolare, Onda Rossa, Radio Alice, Radio Radio Città Futura, Radio radicale), a quelle commerciali, orientate al profitto e fondate su programmazioni ad alto contenuto di musica ed intrattenimento. Alla fine del decennio, in Italia le radio libere sono già 2.600 e costituiscono un fenomeno di grande rilevanza sociale. Alla fine degli anni '90, ad onta di chi la considerava fuori moda dalla famiglia delle nuove tecnologie comunicative, la radio ha aperto con slancio un nuovo capitolo mostrandosi più che mai adatta al connubio con internet.
2004
Il genere della radio
9788846460790
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
La radio: mezzo di comunicazione antico, ma ancora attuale / Cattaneo, Angela. - (2004), pp. 21-29.
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