La realizzazione in situ di misure protettive di resti archeologici privi, totalmente o in parte, di un compiuto senso architettonico, è una pratica che si attua per la conservazione di manufatti allo stato di rudere. Nei casi di estrema consunzione materiale non si considera possibile rinvenire la qualità di fonte primaria per la conoscenza scientifica e la comprensione di civiltà passate. La sua conservazione, tuttavia, promossa per un principio d’ordine storico, è ad esso riservata come ad un qualsiasi prodotto dell’attività umana cui sia attribuito un valore di antichità. Nella conservazione archeologica eseguita con strutture protettive ci si dovrà occupare di due aspetti. Da una parte, si dovrà affrontare la più rispettosa ed efficace cura delle rovine con esclusive opere conservative e di presentazione. Dall’altra, si svilupperà la progettazione d’una nitida inserzione edilizia, come atto presente di restauro preventivo, espresso con schietta cultura architettonica, ben collocata nelle relazioni odierne di contesto con gli elementi delle antiche e stratificate vestigia. Cura, presentazione e prevenzione applicate ai resti materiali del manufatto-documento nelle varie relazioni di paesaggio (a cui possono aggiungersi richieste di musealizzazione e di fruizione pubblica) costituiscono, dunque, le tematiche preminenti da svolgere nella progettazione di strutture protettive in archeologia. Più di recente a questi temi ‘tradizionali’ e centrali della cura materiale e del rapporto con il contesto del rudere si è aggiunto il tema della ‘valorizzazione’ delle rovine, viste quali luoghi idonei ad accogliere iniziative culturali e stimoli per attività turistico-commerciali. L’inserimento di nuove strutture protettive in ambito archeologico esige una competenza nella lettura e nello studio delle compagini archeologiche presenti e richiede un’attenta progettazione architettonica e paesaggistica. Pur nella più pacata ed elementare semplicità, le nuove strutture protettive aggiunte, realizzate per garantire i requisiti ottimali per la perpetuazione dei ruderi, mediante coperture e confinamenti, hanno un contenuto edilizio, tecnologico e fisico-tecnico mirato anche alla funzionalità e alla sicurezza delle nuove opere. Il contributo sviluppa criticamente la trattazione di temi relativi al rudere e alle aree archeologiche; alla conservazione e presentazione del rudere; al restauro preventivo e alle strutture protettive. In particolare sono approfonditi i temi dell'inserimento di strutture protettive in ambito archeologico quale atto di restauro, il rapporto antico-nuovo, il ruolo dell'architettura.

Le strutture protettive in archeologia / Palmerio, Giancarlo. - STAMPA. - IX(2007), pp. 401-430.

Le strutture protettive in archeologia

PALMERIO, Giancarlo
2007

Abstract

La realizzazione in situ di misure protettive di resti archeologici privi, totalmente o in parte, di un compiuto senso architettonico, è una pratica che si attua per la conservazione di manufatti allo stato di rudere. Nei casi di estrema consunzione materiale non si considera possibile rinvenire la qualità di fonte primaria per la conoscenza scientifica e la comprensione di civiltà passate. La sua conservazione, tuttavia, promossa per un principio d’ordine storico, è ad esso riservata come ad un qualsiasi prodotto dell’attività umana cui sia attribuito un valore di antichità. Nella conservazione archeologica eseguita con strutture protettive ci si dovrà occupare di due aspetti. Da una parte, si dovrà affrontare la più rispettosa ed efficace cura delle rovine con esclusive opere conservative e di presentazione. Dall’altra, si svilupperà la progettazione d’una nitida inserzione edilizia, come atto presente di restauro preventivo, espresso con schietta cultura architettonica, ben collocata nelle relazioni odierne di contesto con gli elementi delle antiche e stratificate vestigia. Cura, presentazione e prevenzione applicate ai resti materiali del manufatto-documento nelle varie relazioni di paesaggio (a cui possono aggiungersi richieste di musealizzazione e di fruizione pubblica) costituiscono, dunque, le tematiche preminenti da svolgere nella progettazione di strutture protettive in archeologia. Più di recente a questi temi ‘tradizionali’ e centrali della cura materiale e del rapporto con il contesto del rudere si è aggiunto il tema della ‘valorizzazione’ delle rovine, viste quali luoghi idonei ad accogliere iniziative culturali e stimoli per attività turistico-commerciali. L’inserimento di nuove strutture protettive in ambito archeologico esige una competenza nella lettura e nello studio delle compagini archeologiche presenti e richiede un’attenta progettazione architettonica e paesaggistica. Pur nella più pacata ed elementare semplicità, le nuove strutture protettive aggiunte, realizzate per garantire i requisiti ottimali per la perpetuazione dei ruderi, mediante coperture e confinamenti, hanno un contenuto edilizio, tecnologico e fisico-tecnico mirato anche alla funzionalità e alla sicurezza delle nuove opere. Il contributo sviluppa criticamente la trattazione di temi relativi al rudere e alle aree archeologiche; alla conservazione e presentazione del rudere; al restauro preventivo e alle strutture protettive. In particolare sono approfonditi i temi dell'inserimento di strutture protettive in ambito archeologico quale atto di restauro, il rapporto antico-nuovo, il ruolo dell'architettura.
2007
Trattato di restauro architettonico, I° aggiornamento
9788859801238
siti archeologici; opere di protezione archeologica; architettura per l'archeologia; valorizzazione; strutture protettive; rudere; aree archeologiche; conservazione; restauro preventivo; antico-nuovo; coperture; musealizzazione; manutenzione
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Le strutture protettive in archeologia / Palmerio, Giancarlo. - STAMPA. - IX(2007), pp. 401-430.
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