Autonomia e controllo nelle associazioni sportive. Il ruolo dell'atleta

L’autonomia regolamentare degli enti sportivi rivela componenti autoritative cosí marcate da non poter essere concepita in una logica di pura contrattualità. È la stessa specificità del fenomeno ad abilitare gli organi endoassociativi quali legislatori scelti e giudici naturali delle proprie vicende, ma non per questo esime il prodotto della loro attività dal controllo di conformità all’ordinamento giuridico unitariamente inteso. In questo contesto, l’atleta – persona in formazione e, al contempo, fruitore dei servizi offerti dai sodalizi – alimenta con l’ambivalenza del suo ruolo seri dubbi sulla sua partecipazione all'esperienza comunitaria. Al riguardo si rivela essenziale la riflessione sul fine verso il quale muove l’ente, nella consapevolezza che l’assetto ad esso interno non è mai immediata conseguenza del ‘tipo’ organizzativo prescelto dalle parti, bensí della funzione che lo caratterizza in concreto. Le inconsuete forme di concorso all'azione comune, talvolta anche riferendo statuti differenziati agli aderenti, devono assicurare un ragionevole bilanciamento tra le diverse istanze che in essa trovano composizione, in una dimensione nella quale l’efficienza organizzativa resta strumentale alla realizzazione di valori gerarchicamente sovraordinati. L’obiettivo è preservare lo sviluppo della ‘persona-atleta’ al cospetto di gruppi ordinati da regole singolari per contenuto o campo di applicazione, ma pur sempre bisognose di comporsi ‘a sistema’ in una prospettiva convintamente monistica.