Il volume deriva da un lungo lavoro di ricerca indirizzato a raggiungere un primo risultato per la conoscenza delle opere dell’architetto. Lo studio è orientato sulla puntualizzazione dei fattori che hanno avuto un ruolo determinante nel processo di maturazione del linguaggio formativo del Longhi, compreso il ruolo esercitato dalla committenza nei progetti affidatigli. Dalle ricerche svolte presso gli archivi di Alessandria, Bellinzona, Bosco Marengo, Bregenz, Como, Milano, Viggiù e quelli di Roma, sono emersi dati di particolare interesse relativi non solo ad aspetti filologici, ma soprattutto a quelli più strettamente connessi alla sua prima attività nell’area settentrionale, compreso l’intervento a Hohenems, in Austria, per il casato degli Altemps. L’approfondimento delle sue prime opere si è rivelato di fondamentale importanza sia per l’individuazione dei capisaldi della sua formatività, sia per le specifiche conoscenze culturali, artistiche e tecniche, finora sconosciute, che egli dimostra già di possedere al suo arrivo a Roma: le stesse conoscenze che gli permetteranno, perseguendo una propria coerenza e tradizione, di maturare, nell’ambito dell’architettura del secondo Cinquecento a Roma, una sua originale ricerca espressiva. Nell’edilizia civile essa s’inserisce, sin dall’inizio, nell’ambito della tendenza architettonica «sintetista» con l’apporto di una decisa reinterpretazione degli elementi che ne qualificano i caratteri come si riscontra nell’«ordinanza a fasce binate» che ripartisce tutta la facciata di palazzo Cesi. Nell’edilizia religiosa egli troverà, all’interno della stessa tendenza formativa, la sua sintesi nella chiesa di S. Girolamo degli Schiavoni dove, nella scelta finale di forme essenziali e di volumi generati da calcolate proporzioni armoniche, l’architetto introduce un equilibrato uso di elementi decorativi e scultorei. All’impronta sintetista della cappella Olgiati in S. Prassede fa seguito una fase evolutiva, connessa al pontificato di Sisto V, legata ad una accelerazione verso le ricerche del «molteplice decorativo» tese alla “magnificenza” che si riscontrano nella cappella Altemps in S. Maria in Trastevere, nella quale, insieme al figlio Onorio e all’architetto Flaminio Ponzio, forza lo schema architettonico e severo della cappella Olgiati con un’accelerazione coloristica e plastica, intensa quanto contrapposta, che inizia a manifestarsi sul finire del XVI secolo.

"L'architettura di Martino Longhi il Vecchio" / Lerza, Gianluigi. - 1:(2002), pp. 390, ill. b/n-390, ill. b/n.

"L'architettura di Martino Longhi il Vecchio"

LERZA, Gianluigi
2002

Abstract

Il volume deriva da un lungo lavoro di ricerca indirizzato a raggiungere un primo risultato per la conoscenza delle opere dell’architetto. Lo studio è orientato sulla puntualizzazione dei fattori che hanno avuto un ruolo determinante nel processo di maturazione del linguaggio formativo del Longhi, compreso il ruolo esercitato dalla committenza nei progetti affidatigli. Dalle ricerche svolte presso gli archivi di Alessandria, Bellinzona, Bosco Marengo, Bregenz, Como, Milano, Viggiù e quelli di Roma, sono emersi dati di particolare interesse relativi non solo ad aspetti filologici, ma soprattutto a quelli più strettamente connessi alla sua prima attività nell’area settentrionale, compreso l’intervento a Hohenems, in Austria, per il casato degli Altemps. L’approfondimento delle sue prime opere si è rivelato di fondamentale importanza sia per l’individuazione dei capisaldi della sua formatività, sia per le specifiche conoscenze culturali, artistiche e tecniche, finora sconosciute, che egli dimostra già di possedere al suo arrivo a Roma: le stesse conoscenze che gli permetteranno, perseguendo una propria coerenza e tradizione, di maturare, nell’ambito dell’architettura del secondo Cinquecento a Roma, una sua originale ricerca espressiva. Nell’edilizia civile essa s’inserisce, sin dall’inizio, nell’ambito della tendenza architettonica «sintetista» con l’apporto di una decisa reinterpretazione degli elementi che ne qualificano i caratteri come si riscontra nell’«ordinanza a fasce binate» che ripartisce tutta la facciata di palazzo Cesi. Nell’edilizia religiosa egli troverà, all’interno della stessa tendenza formativa, la sua sintesi nella chiesa di S. Girolamo degli Schiavoni dove, nella scelta finale di forme essenziali e di volumi generati da calcolate proporzioni armoniche, l’architetto introduce un equilibrato uso di elementi decorativi e scultorei. All’impronta sintetista della cappella Olgiati in S. Prassede fa seguito una fase evolutiva, connessa al pontificato di Sisto V, legata ad una accelerazione verso le ricerche del «molteplice decorativo» tese alla “magnificenza” che si riscontrano nella cappella Altemps in S. Maria in Trastevere, nella quale, insieme al figlio Onorio e all’architetto Flaminio Ponzio, forza lo schema architettonico e severo della cappella Olgiati con un’accelerazione coloristica e plastica, intensa quanto contrapposta, che inizia a manifestarsi sul finire del XVI secolo.
2002
8875973121
03 Monografia::03a Saggio, Trattato Scientifico
"L'architettura di Martino Longhi il Vecchio" / Lerza, Gianluigi. - 1:(2002), pp. 390, ill. b/n-390, ill. b/n.
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