La tematica dell’infallibilità – che in questa prima parte del saggio verrà analizzata dapprima nelle sue radici storiche e, poi, attraverso l’evoluzione dell’esegesi dottrinale che ne condusse alla definizione dogmatica mediante la Costituzione Pastor aeternus del Concilio Vaticano I - è intimamente connessa all’esercizio del munus docendi del Romano Pontefice. La Chiesa, infatti, custode ed interprete del Depositum Fidei, è chiamata ad essere fedele testimone della Veritas rivelata, proponendola positivamente e trasmettendola in maniera autentica ai Cristiani. Di qui il ruolo determinante del Magistero, ossia l’insegnamento autorevole della gerarchia ecclesiastica. Ma se l’annunzio della Parola di Dio a tutte le genti costituisce uno dei tre obiettivi attraverso i quali si estrinseca l’autorità ecclesiastica di ogni Pastore della Chiesa, unitamente alla funzione di governo e al munus sanctificandi, a maggior ragione il capo visibile della comunione ecclesiale, il Romano Pontefice, è chiamato ad essere supremo maestro della Fede per l’intera comunità dei credenti. E, poiché la Tradizione ha sempre rinvenuto nelle Sacre Scritture la certezza che la Comunità Ecclesiale sia immune dalla possibilità di errare nel professare la Fede cristiana, nell’ottica di tale indiscussa infallibilità della Chiesa è possibile comprendere e motivare l’infallibilità magisteriale del Romano Pontefice, indispensabile e necessario strumento di garanzia dell’unità della Fede nella tradizione e nell’attualità. Il Magistero del Papa, perciò, per l’azione mediatrice del Cristo, è sottratto all’arbitrio e ad ogni possibilità di errore e, per poter essere fedele veicolo della Parola di Dio al suo popolo, è, ex sese, non fallibile.
L'infallibilità pontificia sotto il profilo storico, dottrinale e giuridico-canonistico (parte prima) / Tedesco, Vincenzo. - In: LEUKANIKÀ. - ISSN 2421-6755. - XIX:1-2(2019), pp. 57-76.
L'infallibilità pontificia sotto il profilo storico, dottrinale e giuridico-canonistico (parte prima)
Vincenzo Tedesco
2019
Abstract
La tematica dell’infallibilità – che in questa prima parte del saggio verrà analizzata dapprima nelle sue radici storiche e, poi, attraverso l’evoluzione dell’esegesi dottrinale che ne condusse alla definizione dogmatica mediante la Costituzione Pastor aeternus del Concilio Vaticano I - è intimamente connessa all’esercizio del munus docendi del Romano Pontefice. La Chiesa, infatti, custode ed interprete del Depositum Fidei, è chiamata ad essere fedele testimone della Veritas rivelata, proponendola positivamente e trasmettendola in maniera autentica ai Cristiani. Di qui il ruolo determinante del Magistero, ossia l’insegnamento autorevole della gerarchia ecclesiastica. Ma se l’annunzio della Parola di Dio a tutte le genti costituisce uno dei tre obiettivi attraverso i quali si estrinseca l’autorità ecclesiastica di ogni Pastore della Chiesa, unitamente alla funzione di governo e al munus sanctificandi, a maggior ragione il capo visibile della comunione ecclesiale, il Romano Pontefice, è chiamato ad essere supremo maestro della Fede per l’intera comunità dei credenti. E, poiché la Tradizione ha sempre rinvenuto nelle Sacre Scritture la certezza che la Comunità Ecclesiale sia immune dalla possibilità di errare nel professare la Fede cristiana, nell’ottica di tale indiscussa infallibilità della Chiesa è possibile comprendere e motivare l’infallibilità magisteriale del Romano Pontefice, indispensabile e necessario strumento di garanzia dell’unità della Fede nella tradizione e nell’attualità. Il Magistero del Papa, perciò, per l’azione mediatrice del Cristo, è sottratto all’arbitrio e ad ogni possibilità di errore e, per poter essere fedele veicolo della Parola di Dio al suo popolo, è, ex sese, non fallibile.File | Dimensione | Formato | |
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