La malattia di Castleman, una patologia rara che può colpire tutte le età, comprende un gruppo eterogeneo di disordini linfoproliferativi che condividono le stesse caratteristiche istopatologiche. La prima descrizione della patologia risale al 1954 quando Benjamin Castleman riporta per la prima volta alcuni peculiari pattern istologici osservati in diverse biopsie linfonodali (Castleman B et al,1956). Da allora, sotto la definizione di Malattia di Castleman sono stati inclusi quadri clinici ed istopatologici eterogenei, riguardanti l’ambito ematologico, oncologico, reumatologico e virologico (Weisenburger DD et al, 1985; Waterston A & Bower M, 2004; Wang HW et al, 2016; Carrington PA et al, 1990; Oksenhendler E et al, 1996; Soulier J et al, 1995; Larroche C et al, 2002; Miltenyi Z et al, 2009; Muskardin TW et al, 2012). La caratteristica principale è la presenza di una spiccata adenomegalia, che può essere accompagnata da sintomi sistemici, dovuti a una tempesta di citochine in cui è spesso coinvolta l’interleuchina 6 (IL-6). A metà degli anni ’80, in base al numero delle stazioni linfonodali coinvolte, sono state distinte due principali forme di malattia di Castleman: la forma unicentrica (UCD), caratterizzata da un aumento di volume di un singolo linfonodo o di una stazione linfonodale e la forma multicentrica (MCD), in cui sono coinvolte più stazioni linfonodali (Frizzera G et al,1985; Weisenburger DD et al, 1985). Alcune forme multicentriche sono associate a infezione da Human Immunodeficiency Virus (HIV) e/o da Herpesvirus-8 (HHV8). Un’infezione incontrollata da HHV8 è riportata nel 50% dei casi. Le scarse conoscenze sulle cause e i meccanismi biologici che sono la base della malattia di Castleman hanno condizionato, per anni, sia le terapie che l’outcome. La creazione, nel 2012, del Castleman Disease Collaborative Network (CDCN) (https://www.cdcn.org/) ha dato un notevole impulso allo sviluppo della ricerca, sia in campo clinico che di laboratorio, soprattutto nella forma multicentrica idiopatica (iMCD), che ha un andamento particolarmente aggressivo (Fajgenbaum DC et al, 2016). Il fatto che il CDCN sia un network globale, che coinvolge medici, pazienti e ricercatori, ha permesso di individuare e condividere le priorità nella ricerca clinica e di laboratorio in questa particolare forma. Considerato che il modello di ricerca di tipo tradizionale (piccoli progetti tra loro non collegati, parcellizzazione delle risorse, esclusione dei pazienti) è stato il principale fattore limitante lo sviluppo delle conoscenze sulla patologia, l’obiettivo principale è stato quello di stimolare un lavoro di gruppo coordinato, con il coinvolgimento dei pazienti e di alcune industrie farmaceutiche interessate allo sviluppo di farmaci specifici. Lo sforzo condiviso ha portato, nel 2016, sia alla creazione di un Registro della Malattia di Castleman (ACCELERATE), in cui sono coinvolti direttamente i pazienti, sia, successivamente, all’istituzione della Castleman Disease Biobank (Castlebank), in cui vengono collezionati campioni di sangue e/o tessuto per eventuali ricerche.

Malattia di Castleman / Giona, Fiorina; Mohamed, Sara. - (2020).

Malattia di Castleman

giona fiorina;
2020

Abstract

La malattia di Castleman, una patologia rara che può colpire tutte le età, comprende un gruppo eterogeneo di disordini linfoproliferativi che condividono le stesse caratteristiche istopatologiche. La prima descrizione della patologia risale al 1954 quando Benjamin Castleman riporta per la prima volta alcuni peculiari pattern istologici osservati in diverse biopsie linfonodali (Castleman B et al,1956). Da allora, sotto la definizione di Malattia di Castleman sono stati inclusi quadri clinici ed istopatologici eterogenei, riguardanti l’ambito ematologico, oncologico, reumatologico e virologico (Weisenburger DD et al, 1985; Waterston A & Bower M, 2004; Wang HW et al, 2016; Carrington PA et al, 1990; Oksenhendler E et al, 1996; Soulier J et al, 1995; Larroche C et al, 2002; Miltenyi Z et al, 2009; Muskardin TW et al, 2012). La caratteristica principale è la presenza di una spiccata adenomegalia, che può essere accompagnata da sintomi sistemici, dovuti a una tempesta di citochine in cui è spesso coinvolta l’interleuchina 6 (IL-6). A metà degli anni ’80, in base al numero delle stazioni linfonodali coinvolte, sono state distinte due principali forme di malattia di Castleman: la forma unicentrica (UCD), caratterizzata da un aumento di volume di un singolo linfonodo o di una stazione linfonodale e la forma multicentrica (MCD), in cui sono coinvolte più stazioni linfonodali (Frizzera G et al,1985; Weisenburger DD et al, 1985). Alcune forme multicentriche sono associate a infezione da Human Immunodeficiency Virus (HIV) e/o da Herpesvirus-8 (HHV8). Un’infezione incontrollata da HHV8 è riportata nel 50% dei casi. Le scarse conoscenze sulle cause e i meccanismi biologici che sono la base della malattia di Castleman hanno condizionato, per anni, sia le terapie che l’outcome. La creazione, nel 2012, del Castleman Disease Collaborative Network (CDCN) (https://www.cdcn.org/) ha dato un notevole impulso allo sviluppo della ricerca, sia in campo clinico che di laboratorio, soprattutto nella forma multicentrica idiopatica (iMCD), che ha un andamento particolarmente aggressivo (Fajgenbaum DC et al, 2016). Il fatto che il CDCN sia un network globale, che coinvolge medici, pazienti e ricercatori, ha permesso di individuare e condividere le priorità nella ricerca clinica e di laboratorio in questa particolare forma. Considerato che il modello di ricerca di tipo tradizionale (piccoli progetti tra loro non collegati, parcellizzazione delle risorse, esclusione dei pazienti) è stato il principale fattore limitante lo sviluppo delle conoscenze sulla patologia, l’obiettivo principale è stato quello di stimolare un lavoro di gruppo coordinato, con il coinvolgimento dei pazienti e di alcune industrie farmaceutiche interessate allo sviluppo di farmaci specifici. Lo sforzo condiviso ha portato, nel 2016, sia alla creazione di un Registro della Malattia di Castleman (ACCELERATE), in cui sono coinvolti direttamente i pazienti, sia, successivamente, all’istituzione della Castleman Disease Biobank (Castlebank), in cui vengono collezionati campioni di sangue e/o tessuto per eventuali ricerche.
2020
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1455462
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