Il contributo si apre con una riflessione su Mahler e il sinfonismo fin de siècle. Mahler non partecipò alla temperie delle avanguardie espressioniste e non tonali, che sconvolse il mondo della musica all’alba del Novecento. Non collaborò in maniera significativa con letterati, pittori o drammaturghi, come ad uso di quanti cercavano in quegli stessi anni nuove strade per il linguaggio musicale; rimase perplesso di fronte alle prime opere di Schönberg e dei suoi allievi, che però difese con forza di fronte alle accuse dei detrattori; non comprese le ragioni del successo di un’opera come Salome, di Richard Strauss (1906), trasgressiva, particolare e lontana dalla tradizione, che pur definì «uno dei massimi capolavori della nostra epoca»: da ciò l’epiteto di ‘inattuale’ che Mahler si portò dietro per diversi decenni, anche dopo la morte, fino alla riscoperta della sua musica avvenuta negli anni Sessanta del Novecento. Ed è proprio questa inattualità, questo essere per certi versi fuori dal tempo, ieri come oggi, che rende particolarmente affascinante e al contempo insidiosa la scoperta del mondo musicale del compositore boemo. Il contributo prosegue analizzando lo stile del compositore boemo e lo sguardo duplice, volto indietro e al contempo in avanti, che caratterizzò le sue opere. La sospensione dei ritmi, le dilatazioni della tonalità e le costruzioni di grandi tessiture, lineari e trasparenti, furono tutte soluzioni musicali che, derivando in fondo da modelli ottocenteschi, adombravano ciò che si sarebbe pienamente realizzato nei primi decenni del Novecento. Allo stesso modo, lo sforzo profuso nello sviluppo di nuove forme – ad esempio, l’Ottava sinfonia in due movimenti, la Terza in sei, o le sinfonie con parti vocali – seguiva il solco tracciato da Beethoven nella Nona sinfonia e nelle ultime sonate.
L'opera di Gustav Mahler. Perché è importante; le composizioni; l'eredità / Caputo, Simone. - (2020), pp. 63-143.
L'opera di Gustav Mahler. Perché è importante; le composizioni; l'eredità
Caputo Simone
2020
Abstract
Il contributo si apre con una riflessione su Mahler e il sinfonismo fin de siècle. Mahler non partecipò alla temperie delle avanguardie espressioniste e non tonali, che sconvolse il mondo della musica all’alba del Novecento. Non collaborò in maniera significativa con letterati, pittori o drammaturghi, come ad uso di quanti cercavano in quegli stessi anni nuove strade per il linguaggio musicale; rimase perplesso di fronte alle prime opere di Schönberg e dei suoi allievi, che però difese con forza di fronte alle accuse dei detrattori; non comprese le ragioni del successo di un’opera come Salome, di Richard Strauss (1906), trasgressiva, particolare e lontana dalla tradizione, che pur definì «uno dei massimi capolavori della nostra epoca»: da ciò l’epiteto di ‘inattuale’ che Mahler si portò dietro per diversi decenni, anche dopo la morte, fino alla riscoperta della sua musica avvenuta negli anni Sessanta del Novecento. Ed è proprio questa inattualità, questo essere per certi versi fuori dal tempo, ieri come oggi, che rende particolarmente affascinante e al contempo insidiosa la scoperta del mondo musicale del compositore boemo. Il contributo prosegue analizzando lo stile del compositore boemo e lo sguardo duplice, volto indietro e al contempo in avanti, che caratterizzò le sue opere. La sospensione dei ritmi, le dilatazioni della tonalità e le costruzioni di grandi tessiture, lineari e trasparenti, furono tutte soluzioni musicali che, derivando in fondo da modelli ottocenteschi, adombravano ciò che si sarebbe pienamente realizzato nei primi decenni del Novecento. Allo stesso modo, lo sforzo profuso nello sviluppo di nuove forme – ad esempio, l’Ottava sinfonia in due movimenti, la Terza in sei, o le sinfonie con parti vocali – seguiva il solco tracciato da Beethoven nella Nona sinfonia e nelle ultime sonate.File | Dimensione | Formato | |
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