Lo scritto trae spunto da un’esperienza di viaggio e di didattica svolta a San Paolo del Brasile, e si interroga su alcune questioni teoriche sollecitate dalla particolarità di una serie di architetture che si sono visitate (opere di Lina Bo Bardi, João Vilanova Artigas, Oscar Niemeyer, Paulo Mendes da Rocha). Nel fare esperienza di questi edifici o spazi aperti lo spirito è sollecitato in eguale intensità dall’esattezza di un rapporto urbano in cui contano le decine di metri, come dall’asciutta appropriatezza con cui due materiali si accostano mettendo in gioco frazioni di centimetro: l’opera è prima vista in lontananza, nel rapporto con la città o con il paesaggio, e poi si apprezzano - nell’avvicinarsi - le transizioni dall’esterno all’interno, e possono toccarsi con mano gli elementi sempre più vicini alla nostra dimensione, e poi ancora si percepisce l’esterno dall’interno, in un saldarsi di ciò che è vicino con ciò che è lontano. A partire da queste ricognizioni dirette, si articola quindi una riflessione teorica sul controllo della grande e della piccola misura come sistema di relazioni capace di connettere le parti al tutto e viceversa, ovvero sulla predisposizione di un pensiero progettuale capace di oscillare nella esplorazione progettuale avanti-indietro tra visione d’insieme e visione del particolare, risolvendole entrambe negli esiti costruiti.
Il pensiero oscillante. Note sul controllo della grande e piccola misura / Farris, Amanzio. - (2015), pp. 54-57.
Il pensiero oscillante. Note sul controllo della grande e piccola misura
Amanzio Farris
2015
Abstract
Lo scritto trae spunto da un’esperienza di viaggio e di didattica svolta a San Paolo del Brasile, e si interroga su alcune questioni teoriche sollecitate dalla particolarità di una serie di architetture che si sono visitate (opere di Lina Bo Bardi, João Vilanova Artigas, Oscar Niemeyer, Paulo Mendes da Rocha). Nel fare esperienza di questi edifici o spazi aperti lo spirito è sollecitato in eguale intensità dall’esattezza di un rapporto urbano in cui contano le decine di metri, come dall’asciutta appropriatezza con cui due materiali si accostano mettendo in gioco frazioni di centimetro: l’opera è prima vista in lontananza, nel rapporto con la città o con il paesaggio, e poi si apprezzano - nell’avvicinarsi - le transizioni dall’esterno all’interno, e possono toccarsi con mano gli elementi sempre più vicini alla nostra dimensione, e poi ancora si percepisce l’esterno dall’interno, in un saldarsi di ciò che è vicino con ciò che è lontano. A partire da queste ricognizioni dirette, si articola quindi una riflessione teorica sul controllo della grande e della piccola misura come sistema di relazioni capace di connettere le parti al tutto e viceversa, ovvero sulla predisposizione di un pensiero progettuale capace di oscillare nella esplorazione progettuale avanti-indietro tra visione d’insieme e visione del particolare, risolvendole entrambe negli esiti costruiti.File | Dimensione | Formato | |
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