The contribution concerns the theme of the urban ephemeral considering some fundamental historical antecedents that have marked theories and practices of this design dimension in relation to public space. The reference to the essay "Neapel" by Benjamin and Lacis published in the Frankfurter Zeitung magazine (1925) in which the city is identified metaphorically in its "porosity", represents the prodrome of the fluid and transitory forms wherewith the ephemeral and the transversality of languages have been practiced in their evolutionary variants from the second half of the twentieth century to modernity.. In the early seventies, the scenario of a new artistic and design approach aimed at re-evaluating the concept of creative experience, was experimented by Achille Bonito Oliva with the Contemporanea 1973-1955 set up in the Villa Borghese car park. This model provided for the trespassing of the multiplicity of artistic languages placed in spaces conceived for other functions, with "incursions" whose aim was to mark the territory, impressing different values. In the Rome of the “lead years”, Renato Nicolini's marvelous urban, through the key concept of the ephemeral, he introduced a cultured, imaginary and light element and attributed new meanings to peripheral fragments and central monumental areas. The "Estate Romana" was born in the sign of a cultural operation capable of triggering a process of socialization of the imagination and radical culturalization. This phenomenon linked to the development of mass communication has led to an element of crisis, precisely due to its peculiar transience. In the 21st century, the ephemeral appears as the clearest expression of the blurred boundaries that characterize the fluid dimension of urban connectivity. Contemporary aesthetics is characterized by the concepts of space, event and movement, with a weak and widespread design. This complex system of material and immaterial signs is associated with communication with new narratives on cultural, social and anthropological identities that transform the city through multisensory and with new sharing tools in the sign of urban regeneration. The design dimension of the ephemeral must be measured with a crisis condition considering environmental emergency and social inclusion as a priority.

Il contributo affronta il tema dell’effimero urbano considerando alcuni fondamentali antecedenti storici che hanno segnato teorie e pratiche di tale dimensione progettuale in relazione allo spazio pubblico. Il riferimento allo scritto di Benjamin e Lacis “Neapel” pubblicato sulla rivista Frankfurter Zeitung il 19 agosto del 1925, nel quale la città partenopea è identificata metaforicamente nella sua “porosità”, rappresenta il prodromo delle molteplici forme fluide e transitorie con cui l’effimero e la trasversalità dei linguaggi sono stati praticati nelle loro varianti evolutive dalla seconda metà del Novecento alla contemporaneità. Nei primi anni Settanta, lo scenario di un nuovo approccio artistico e progettuale volto a rivalutare il concetto di esperienza creativa, era stato sperimentato da Achille Bonito Oliva con la Mostra Contemporanea 1973- 1955 allestita nel parcheggio di Villa Borghese. Questo modello prevedeva lo sconfinamento della molteplicità dei linguaggi in spazi concepiti per altre funzioni, con “incursioni” il cui obiettivo era di segnare il territorio, imprimendo differenti valori. Nella Roma degli anni di piombo, il meraviglioso urbano di Renato Nicolini ha introdotto attraverso il concetto-chiave dell’effimero un elemento immaginifico, colto e leggero, e attribuito nuovi significati a frammenti periferici e ad aree centrali monumentali. L’Estate romana è nata nel segno di un’operazione culturale capace di innescare un processo di socializzazione dell’immaginario e di culturalizzazione radicale. Questo fenomeno legato allo sviluppo della comunicazione di massa, ha comportato un elemento di crisi, proprio dovuto alla sua peculiare transitorietà. Nel XXI secolo, l’effimero appare come l’espressione più netta dei confini sfumati che caratterizzano la dimensione fluida della connettività urbana. L’estetica contemporanea è caratterizzata dai concetti di spazio, evento e movimento, con una progettualità debole e diffusa. Questo complesso sistema di segni materiali e immateriali è associato alla comunicazione con nuove narrazioni sulle identità culturali, sociali e antropologiche che trasformano la città attraverso la multisensorialità e con nuovi strumenti di condivisione nel segno della rigenerazione urbana. La dimensione progettuale dell’effimero deve misurarsi con una condizione di crisi considerando prioritaria l’emergenza ambientale e l’inclusione sociale. In questo contesto, il design ha un ruolo trasversale capace di creare stratificazioni leggere e sinergie tra contesti urbani, territoriali e Cultural Heritage, nell’ottica di valorizzare le identità culturali e sociali secondo una visione organica e interscalare.

Design per lo spazio pubblico. La resilienza dei minimi sistemi. Design dei minimi sistemi / DAL FALCO, Federica. - (2020), pp. 64-66.

Design per lo spazio pubblico. La resilienza dei minimi sistemi. Design dei minimi sistemi.

Federica Dal Falco
2020

Abstract

The contribution concerns the theme of the urban ephemeral considering some fundamental historical antecedents that have marked theories and practices of this design dimension in relation to public space. The reference to the essay "Neapel" by Benjamin and Lacis published in the Frankfurter Zeitung magazine (1925) in which the city is identified metaphorically in its "porosity", represents the prodrome of the fluid and transitory forms wherewith the ephemeral and the transversality of languages have been practiced in their evolutionary variants from the second half of the twentieth century to modernity.. In the early seventies, the scenario of a new artistic and design approach aimed at re-evaluating the concept of creative experience, was experimented by Achille Bonito Oliva with the Contemporanea 1973-1955 set up in the Villa Borghese car park. This model provided for the trespassing of the multiplicity of artistic languages placed in spaces conceived for other functions, with "incursions" whose aim was to mark the territory, impressing different values. In the Rome of the “lead years”, Renato Nicolini's marvelous urban, through the key concept of the ephemeral, he introduced a cultured, imaginary and light element and attributed new meanings to peripheral fragments and central monumental areas. The "Estate Romana" was born in the sign of a cultural operation capable of triggering a process of socialization of the imagination and radical culturalization. This phenomenon linked to the development of mass communication has led to an element of crisis, precisely due to its peculiar transience. In the 21st century, the ephemeral appears as the clearest expression of the blurred boundaries that characterize the fluid dimension of urban connectivity. Contemporary aesthetics is characterized by the concepts of space, event and movement, with a weak and widespread design. This complex system of material and immaterial signs is associated with communication with new narratives on cultural, social and anthropological identities that transform the city through multisensory and with new sharing tools in the sign of urban regeneration. The design dimension of the ephemeral must be measured with a crisis condition considering environmental emergency and social inclusion as a priority.
2020
From spaces to places. Un'esperienza interdisciplinare
978-88-7603-209-7
Il contributo affronta il tema dell’effimero urbano considerando alcuni fondamentali antecedenti storici che hanno segnato teorie e pratiche di tale dimensione progettuale in relazione allo spazio pubblico. Il riferimento allo scritto di Benjamin e Lacis “Neapel” pubblicato sulla rivista Frankfurter Zeitung il 19 agosto del 1925, nel quale la città partenopea è identificata metaforicamente nella sua “porosità”, rappresenta il prodromo delle molteplici forme fluide e transitorie con cui l’effimero e la trasversalità dei linguaggi sono stati praticati nelle loro varianti evolutive dalla seconda metà del Novecento alla contemporaneità. Nei primi anni Settanta, lo scenario di un nuovo approccio artistico e progettuale volto a rivalutare il concetto di esperienza creativa, era stato sperimentato da Achille Bonito Oliva con la Mostra Contemporanea 1973- 1955 allestita nel parcheggio di Villa Borghese. Questo modello prevedeva lo sconfinamento della molteplicità dei linguaggi in spazi concepiti per altre funzioni, con “incursioni” il cui obiettivo era di segnare il territorio, imprimendo differenti valori. Nella Roma degli anni di piombo, il meraviglioso urbano di Renato Nicolini ha introdotto attraverso il concetto-chiave dell’effimero un elemento immaginifico, colto e leggero, e attribuito nuovi significati a frammenti periferici e ad aree centrali monumentali. L’Estate romana è nata nel segno di un’operazione culturale capace di innescare un processo di socializzazione dell’immaginario e di culturalizzazione radicale. Questo fenomeno legato allo sviluppo della comunicazione di massa, ha comportato un elemento di crisi, proprio dovuto alla sua peculiare transitorietà. Nel XXI secolo, l’effimero appare come l’espressione più netta dei confini sfumati che caratterizzano la dimensione fluida della connettività urbana. L’estetica contemporanea è caratterizzata dai concetti di spazio, evento e movimento, con una progettualità debole e diffusa. Questo complesso sistema di segni materiali e immateriali è associato alla comunicazione con nuove narrazioni sulle identità culturali, sociali e antropologiche che trasformano la città attraverso la multisensorialità e con nuovi strumenti di condivisione nel segno della rigenerazione urbana. La dimensione progettuale dell’effimero deve misurarsi con una condizione di crisi considerando prioritaria l’emergenza ambientale e l’inclusione sociale. In questo contesto, il design ha un ruolo trasversale capace di creare stratificazioni leggere e sinergie tra contesti urbani, territoriali e Cultural Heritage, nell’ottica di valorizzare le identità culturali e sociali secondo una visione organica e interscalare.
spatial design; public design; design resiliente
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Design per lo spazio pubblico. La resilienza dei minimi sistemi. Design dei minimi sistemi / DAL FALCO, Federica. - (2020), pp. 64-66.
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