7 dicembre 2019. Il neoliberismo è in prima serata in televisione. In una nota trasmissione televisiva della fascia serale di maggiore ascolto si discute dell’uso dei simboli religiosi in politica. La discussione nasce dalle polemiche suscitate dall’esibizione di tali simboli da parte di un leader politico italiano tanto in occasioni pubbliche quanto in sedi istituzionali. La conduttrice gestisce il confronto tra un importante monsignore, un docente universitario di storia dell’arte e un giornalista. Ovviamente le posizioni rispetto all’oggetto della discussione sono tra loro diverse. Il confronto, a un certo punto, scivola inaspettatamente sulle posizioni di papa Francesco sul tema dei migranti. Il dibattitto si accende e la disputa si allarga fino a considerare la posizione del papa nei confronti del neoliberismo. Il giornalista invitato in studio – che scrive per un giornale che sui flussi migratori assume spesso una posizione securitaria e ostile all’accoglienza – accusa il papa di fare discorsi a favore «del sistema neoliberista». Gli altri ospiti fanno notare che il papa spesso pronuncia parole fortemente critiche sul tema del profitto e sul carattere predatorio dell’economia contemporanea. Il giornalista controbatte affermando che si tratta solo di una «critica di facciata». Il docente di storia dell’arte ritiene invece che la posizione del papa sia fortemente avversa al neoliberismo. Il monsignore, dal canto suo, non apprezza un «discorso così fumoso» sul neoliberismo, ma rifiuta l’idea che il papa possa sostenere delle politiche neoliberiste, ricordando le critiche che vengono da tempo rivolte al papa da esponenti della destra conservatrice nordamericana che, afferma, al contrario «vengono chiamati neoliberisti». La polemica continuerà poi ancora a lungo e prenderà in considerazione anche il rapporto tra neoliberismo e cambiamenti climatici. Questo episodio, apparentemente minore, è rilevante per l’oggetto di studio di questo libro per diverse ragioni. La prima è immediata e semplice. Una categoria complessa (il neoliberismo) e i processi economici, sociali e politici che questa esprime diventano oggetto di discussione pubblica in ‘prima serata’. Si tratta di un indicatore della capacità pervasiva di questa categoria che tende, o può tendere, a essere usata in modo semplificatorio. Attraverso tale semplificazione entra, o può entrare, nella discussione pubblica. La seconda ragione è la sua ‘elasticità’. Questa categoria è utilizzata – come esemplifica la discussione televisiva brevemente ricostruita – da coloro che considerano le posizioni del papa in contrapposizione al neoliberismo e, nello stesso tempo, da coloro che sostengono esattamente il contrario. Ora, prescindendo sia dal merito della questione, sia dalla maggiore o minore coerenza e dalle capacità logiche e di analisi di coloro che si sono confrontati nel dibattito televisivo, ciò che appare rilevante è la possibilità di ‘stirare’ il concetto fino a far rientrare sotto la sua ombra posizioni completamente divergenti. La discussione è rilevante anche per un altro motivo: evidenzia plasticamente l’elevata densità normativa di questo concetto. Sembra che non ci siano alternative: si può essere solo a favore o contro il neoliberismo. È chiaro quindi come l’analisi possa facilmente perdere finalità analitiche ed esplicative per assumere connotazioni prescrittive. Il dibattito televisivo mostra poi un’ulteriore ragione di interesse. Il confronto sul neoliberismo si sviluppa in modo polemico e serrato, ma nessuno dei presenti definisce il neoliberismo stesso. Nessuno indica cosa intende esprimere con quel termine. Questo aspetto è indicativo del carattere incerto, scivoloso di tale categoria, della sua malleabilità, del suo carattere camaleontico. Tali aspetti nel loro insieme rendono difficile riconoscere il Neoliberismo e, soprattutto, cristallizzarlo in un’unica definizione univocamente accettata. Un’ultima questione significativa emerge con chiarezza dal dibattito televisivo: il perdurare storico del neoliberismo dispiega importanti conseguenze di ordine sociale, economico, politico e culturale. Nello specifico il primato del neoliberismo veniva messo in relazione alla crescita dei flussi migratori globali e ai cambiamenti climatici. In questa sede non appare rilevante verificare se effettivamente ci siano delle relazioni, ed eventualmente di che tipo, tra questi fenomeni. Il punto che emerge dalla discussione è che non si può studiare il neoliberismo senza considerare le conseguenze che il suo primato storico ha avuto, e sta avendo, sulle società contemporanee. Questo libro si confronta con l’insieme di tali temi, cercando di rispondere ad alcune domande di fondo, che hanno a che fare sia con questioni di carattere teorico sia con concreti problemi di carattere storico, sociale, politico ed economico. Il primo tema affrontato riguarda lo statuto teorico ed epistemologico del pensiero neoliberista. Quali sono gli elementi concettuali su cui si fonda? Quali i suoi principi guida? Che ruolo hanno avuto alcuni ‘giganti’ di questo pensiero come L.H.E. Mises, F.A. Hayek e M. Friedman? E quale quello di attori collettivi, come la Mont Pèlerin Society, che si sono occupati di diffondere questo pensiero? Le risposte a tali domande sono affidate al primo capitolo del libro. Un secondo fondamentale tema riguarda invece la rilevanza delle esperienze storiche di neoliberismo effettivamente realizzato. In primo luogo quelle degli Stati Uniti e del Regno Unito. Ma anche quella cilena, che ha rappresentato un laboratorio sperimentale particolarmente importante per lo sviluppo del neoliberismo. Quali sono i tratti comuni di queste esperienze? Cosa ci dicono rispetto al ruolo che la politica ha giocato nel processo di affermazione, stabilizzazione, riproduzione e diffusione del neoliberismo? A queste domande si prova a rispondere nel secondo e terzo capitolo del libro. Si affrontano poi due ulteriori e ineludibili problemi nello studio del neoliberismo. Quello della sua definizione e quello dell’articolazione storica del suo rapporto con il capitalismo. Co- me definire il neoliberismo? Qual è la reale portata esplicativa di tale categoria? Come evitare il rischio di definizioni solo formali? Quali sono le modalità con cui il neoliberismo e il capitalismo hanno costruito le loro relazioni? Che ruolo svolge il neoliberismo nei processi di trasformazione storica dei modelli di accumulazione della ricchezza? Tali domande guidano le analisi condotte nei capitoli quattro e cinque del libro. Nel sesto e ultimo capitolo si mettono a fuoco le principali conseguenze del primato storico del neoliberismo. Tale questione viene declinata considerando il rapporto tra neoliberismo e disuguaglianze e quello tra neoliberismo e populismi. In che misura il neoliberismo e i processi di neoliberalizzazione dell’azione pubblica possono essere considerati dei fattori in grado di spiegare la crescita delle disuguaglianze che si è avuta nel corso degli ultimi due o tre decenni? Il primato del neoliberismo ha avuto come conseguenza anche l’affermazione dei populismi? Che rapporto c’è tra questi fenomeni? Per rispondere all’insieme di queste domande nei capitoli vengono introdotte diverse categorie analitiche che fanno riferimento principalmente alla sociologia dei fenomeni politici. A delle brevi conclusioni è invece affidato il compito di sintetizzare i principali risultati dell’analisi condotta. Il libro si colloca, volutamente e nella consapevolezza dei limiti di tale scelta, in uno spazio intermedio di discussione e approfondimento analitico racchiuso da due estremi. Il primo di essi fa riferimento all’esigenza di ricostruire, senza grandi pretese innovative, le teorie fondanti il neoliberismo e le loro specifiche concretizzazioni storiche. Questi aspetti sono consegnati alla prima sezione del testo e gli interlocutori privilegiati di questa parte sono le studentesse e gli studenti universitari di discipline sociopolitologiche. Il secondo estremo è invece rappresentato dal tentativo, consegnato alla seconda sezione del libro, di individuare una connessione teorica maggiormente originale relativamente al rapporto tra il paradigma di azione neoliberista e il capitalismo contemporaneo, che trova nella definizione del neoliberismo come ‘tessuto connettivo del capitalismo’ e nella costruzione di una costellazione egemonica di senso i suoi riferimenti analitici principali. In questa seconda sezione si cerca anche di individuare delle chiavi di lettura non scontate per mettere a tema il rapporto tra il neoliberismo e due processi fondamentali che stanno interessando la politica contemporanea: quello dei populismi e quello della depoliticizzazione dell’azione pubblica. Gli interlocutori privilegiati di questa parte sono invece lettori che hanno già delle frequentazioni con le principali teorie e le ricerche esistenti in tema di neoliberismo. Il rischio, ovviamente, è quello di scrivere cose già note per i più esperti e, nello stesso tempo, troppo complicate per i meno esperti. Si tratta di un rischio che appare però utile correre se si vuole provare a compiere una duplice operazione di divulgazione e problematizzazione di un tema complesso e conteso come quello del neoliberismo.

Neoliberismo / Moini, Giulio. - (2020), pp. 1-185.

Neoliberismo.

Giulio Moini
2020

Abstract

7 dicembre 2019. Il neoliberismo è in prima serata in televisione. In una nota trasmissione televisiva della fascia serale di maggiore ascolto si discute dell’uso dei simboli religiosi in politica. La discussione nasce dalle polemiche suscitate dall’esibizione di tali simboli da parte di un leader politico italiano tanto in occasioni pubbliche quanto in sedi istituzionali. La conduttrice gestisce il confronto tra un importante monsignore, un docente universitario di storia dell’arte e un giornalista. Ovviamente le posizioni rispetto all’oggetto della discussione sono tra loro diverse. Il confronto, a un certo punto, scivola inaspettatamente sulle posizioni di papa Francesco sul tema dei migranti. Il dibattitto si accende e la disputa si allarga fino a considerare la posizione del papa nei confronti del neoliberismo. Il giornalista invitato in studio – che scrive per un giornale che sui flussi migratori assume spesso una posizione securitaria e ostile all’accoglienza – accusa il papa di fare discorsi a favore «del sistema neoliberista». Gli altri ospiti fanno notare che il papa spesso pronuncia parole fortemente critiche sul tema del profitto e sul carattere predatorio dell’economia contemporanea. Il giornalista controbatte affermando che si tratta solo di una «critica di facciata». Il docente di storia dell’arte ritiene invece che la posizione del papa sia fortemente avversa al neoliberismo. Il monsignore, dal canto suo, non apprezza un «discorso così fumoso» sul neoliberismo, ma rifiuta l’idea che il papa possa sostenere delle politiche neoliberiste, ricordando le critiche che vengono da tempo rivolte al papa da esponenti della destra conservatrice nordamericana che, afferma, al contrario «vengono chiamati neoliberisti». La polemica continuerà poi ancora a lungo e prenderà in considerazione anche il rapporto tra neoliberismo e cambiamenti climatici. Questo episodio, apparentemente minore, è rilevante per l’oggetto di studio di questo libro per diverse ragioni. La prima è immediata e semplice. Una categoria complessa (il neoliberismo) e i processi economici, sociali e politici che questa esprime diventano oggetto di discussione pubblica in ‘prima serata’. Si tratta di un indicatore della capacità pervasiva di questa categoria che tende, o può tendere, a essere usata in modo semplificatorio. Attraverso tale semplificazione entra, o può entrare, nella discussione pubblica. La seconda ragione è la sua ‘elasticità’. Questa categoria è utilizzata – come esemplifica la discussione televisiva brevemente ricostruita – da coloro che considerano le posizioni del papa in contrapposizione al neoliberismo e, nello stesso tempo, da coloro che sostengono esattamente il contrario. Ora, prescindendo sia dal merito della questione, sia dalla maggiore o minore coerenza e dalle capacità logiche e di analisi di coloro che si sono confrontati nel dibattito televisivo, ciò che appare rilevante è la possibilità di ‘stirare’ il concetto fino a far rientrare sotto la sua ombra posizioni completamente divergenti. La discussione è rilevante anche per un altro motivo: evidenzia plasticamente l’elevata densità normativa di questo concetto. Sembra che non ci siano alternative: si può essere solo a favore o contro il neoliberismo. È chiaro quindi come l’analisi possa facilmente perdere finalità analitiche ed esplicative per assumere connotazioni prescrittive. Il dibattito televisivo mostra poi un’ulteriore ragione di interesse. Il confronto sul neoliberismo si sviluppa in modo polemico e serrato, ma nessuno dei presenti definisce il neoliberismo stesso. Nessuno indica cosa intende esprimere con quel termine. Questo aspetto è indicativo del carattere incerto, scivoloso di tale categoria, della sua malleabilità, del suo carattere camaleontico. Tali aspetti nel loro insieme rendono difficile riconoscere il Neoliberismo e, soprattutto, cristallizzarlo in un’unica definizione univocamente accettata. Un’ultima questione significativa emerge con chiarezza dal dibattito televisivo: il perdurare storico del neoliberismo dispiega importanti conseguenze di ordine sociale, economico, politico e culturale. Nello specifico il primato del neoliberismo veniva messo in relazione alla crescita dei flussi migratori globali e ai cambiamenti climatici. In questa sede non appare rilevante verificare se effettivamente ci siano delle relazioni, ed eventualmente di che tipo, tra questi fenomeni. Il punto che emerge dalla discussione è che non si può studiare il neoliberismo senza considerare le conseguenze che il suo primato storico ha avuto, e sta avendo, sulle società contemporanee. Questo libro si confronta con l’insieme di tali temi, cercando di rispondere ad alcune domande di fondo, che hanno a che fare sia con questioni di carattere teorico sia con concreti problemi di carattere storico, sociale, politico ed economico. Il primo tema affrontato riguarda lo statuto teorico ed epistemologico del pensiero neoliberista. Quali sono gli elementi concettuali su cui si fonda? Quali i suoi principi guida? Che ruolo hanno avuto alcuni ‘giganti’ di questo pensiero come L.H.E. Mises, F.A. Hayek e M. Friedman? E quale quello di attori collettivi, come la Mont Pèlerin Society, che si sono occupati di diffondere questo pensiero? Le risposte a tali domande sono affidate al primo capitolo del libro. Un secondo fondamentale tema riguarda invece la rilevanza delle esperienze storiche di neoliberismo effettivamente realizzato. In primo luogo quelle degli Stati Uniti e del Regno Unito. Ma anche quella cilena, che ha rappresentato un laboratorio sperimentale particolarmente importante per lo sviluppo del neoliberismo. Quali sono i tratti comuni di queste esperienze? Cosa ci dicono rispetto al ruolo che la politica ha giocato nel processo di affermazione, stabilizzazione, riproduzione e diffusione del neoliberismo? A queste domande si prova a rispondere nel secondo e terzo capitolo del libro. Si affrontano poi due ulteriori e ineludibili problemi nello studio del neoliberismo. Quello della sua definizione e quello dell’articolazione storica del suo rapporto con il capitalismo. Co- me definire il neoliberismo? Qual è la reale portata esplicativa di tale categoria? Come evitare il rischio di definizioni solo formali? Quali sono le modalità con cui il neoliberismo e il capitalismo hanno costruito le loro relazioni? Che ruolo svolge il neoliberismo nei processi di trasformazione storica dei modelli di accumulazione della ricchezza? Tali domande guidano le analisi condotte nei capitoli quattro e cinque del libro. Nel sesto e ultimo capitolo si mettono a fuoco le principali conseguenze del primato storico del neoliberismo. Tale questione viene declinata considerando il rapporto tra neoliberismo e disuguaglianze e quello tra neoliberismo e populismi. In che misura il neoliberismo e i processi di neoliberalizzazione dell’azione pubblica possono essere considerati dei fattori in grado di spiegare la crescita delle disuguaglianze che si è avuta nel corso degli ultimi due o tre decenni? Il primato del neoliberismo ha avuto come conseguenza anche l’affermazione dei populismi? Che rapporto c’è tra questi fenomeni? Per rispondere all’insieme di queste domande nei capitoli vengono introdotte diverse categorie analitiche che fanno riferimento principalmente alla sociologia dei fenomeni politici. A delle brevi conclusioni è invece affidato il compito di sintetizzare i principali risultati dell’analisi condotta. Il libro si colloca, volutamente e nella consapevolezza dei limiti di tale scelta, in uno spazio intermedio di discussione e approfondimento analitico racchiuso da due estremi. Il primo di essi fa riferimento all’esigenza di ricostruire, senza grandi pretese innovative, le teorie fondanti il neoliberismo e le loro specifiche concretizzazioni storiche. Questi aspetti sono consegnati alla prima sezione del testo e gli interlocutori privilegiati di questa parte sono le studentesse e gli studenti universitari di discipline sociopolitologiche. Il secondo estremo è invece rappresentato dal tentativo, consegnato alla seconda sezione del libro, di individuare una connessione teorica maggiormente originale relativamente al rapporto tra il paradigma di azione neoliberista e il capitalismo contemporaneo, che trova nella definizione del neoliberismo come ‘tessuto connettivo del capitalismo’ e nella costruzione di una costellazione egemonica di senso i suoi riferimenti analitici principali. In questa seconda sezione si cerca anche di individuare delle chiavi di lettura non scontate per mettere a tema il rapporto tra il neoliberismo e due processi fondamentali che stanno interessando la politica contemporanea: quello dei populismi e quello della depoliticizzazione dell’azione pubblica. Gli interlocutori privilegiati di questa parte sono invece lettori che hanno già delle frequentazioni con le principali teorie e le ricerche esistenti in tema di neoliberismo. Il rischio, ovviamente, è quello di scrivere cose già note per i più esperti e, nello stesso tempo, troppo complicate per i meno esperti. Si tratta di un rischio che appare però utile correre se si vuole provare a compiere una duplice operazione di divulgazione e problematizzazione di un tema complesso e conteso come quello del neoliberismo.
2020
978-88-6184-708-8
Neoliberismo; capitalismo; teorica critica
03 Monografia::03a Saggio, Trattato Scientifico
Neoliberismo / Moini, Giulio. - (2020), pp. 1-185.
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