Le elezioni generali del 2017 per le elezioni del Presidente della Repubblica e dei componenti dell’Asamblea Nacional, che si sono svolte in Ecuador tra il 19 febbraio (il primo turno) e il 2 aprile (il secondo turno), pur non rappresentando la fine dell’esperienza di governo del movimento politico denominato “Alianza País”, nei fatti ne costituiscono quella del mandato presidenziale di Rafael Delgado Correa. Economista e leader indiscusso del partito di governo per oltre 10 anni, durante questa decade - che ha avuto inizio con la sua prima elezione a Presidente della Repubblica dell’Ecuador nel 2007 per poi continuare con le successive due rielezioni nel 2009 e nel 2013 -, Correa ha racchiuso nella sua “figura” alcuni dei tratti tipicamente ricondotti alla leadership carismatica di quelle che vengono definite come forze politiche neopopuliste. Se, da una parte, l’utilizzo del suffisso neo è da addebitare alla vicinanza temporale della nascita e dell’affermarsi di tali fenomeni rispetto a quelli più recenti (si pensi alla nascita del M5S in Italia o ancora al Front National in Francia), e quindi utile nel differenziarli da quelli che in letteratura vengono definite come le “prime” forme di populismo (ad esempio quello “agrario” russo oppure quello latinoamericano della metà del secolo sorso), dall’altra, tale definizione porta con sé anche la necessità di esprimere un’evoluzione in termini sia di aumento della complessità definitoria di tali fenomeni sia dei vari elementi che li costituiscono, nonché dei relativi attori che li caratterizzano. È all’interno di tale contesto e, nello specifico, in quella che può essere definita come la seconda ondata neopopulista in Sudamerica, fra i quali si annoverano tra gli altri l’avvento di Morales in Bolivia nel 2005 e di Chavez in Venezuela nel 1998, che si inserisce pienamente l’esperienza correista in Ecuador con l’obiettivo, quantomeno nelle intenzioni, di dar vita a quella che egli stesso definì come revolución ciudadana. Dopo una ricognizione delle condizioni storico-politico-sociali che hanno caratterizzato la storia più recente della vita repubblicana dell’Ecuador, questo lavoro si pone l’obiettivo di analizzare gli elementi che hanno contraddistinto l’esperienza politica di leadership populista di Correa e la sua evoluzione, ponendola a metà strada tra la concezione di populismo quale (a) strategia politica, che ha portato al successo del movimento politico Alianza País lungo quest’ultimo decennio, (b) strategia discorsivo- comunicativa, con particolare l’attenzione al rapporto “conflittuale” tra Correa e i media nazionali, e (c) quello che può essere definito come “tecnopopulismo” correista.

L’esperienza tecnopopulista tra leadership carismatica e tecnocrazia post-neoliberale: il caso Correa in Ecuador / Brancato, Giovanni. - (2018). (Intervento presentato al convegno XXXII Convegno SISP tenutosi a Torino).

L’esperienza tecnopopulista tra leadership carismatica e tecnocrazia post-neoliberale: il caso Correa in Ecuador

Giovanni Brancato
2018

Abstract

Le elezioni generali del 2017 per le elezioni del Presidente della Repubblica e dei componenti dell’Asamblea Nacional, che si sono svolte in Ecuador tra il 19 febbraio (il primo turno) e il 2 aprile (il secondo turno), pur non rappresentando la fine dell’esperienza di governo del movimento politico denominato “Alianza País”, nei fatti ne costituiscono quella del mandato presidenziale di Rafael Delgado Correa. Economista e leader indiscusso del partito di governo per oltre 10 anni, durante questa decade - che ha avuto inizio con la sua prima elezione a Presidente della Repubblica dell’Ecuador nel 2007 per poi continuare con le successive due rielezioni nel 2009 e nel 2013 -, Correa ha racchiuso nella sua “figura” alcuni dei tratti tipicamente ricondotti alla leadership carismatica di quelle che vengono definite come forze politiche neopopuliste. Se, da una parte, l’utilizzo del suffisso neo è da addebitare alla vicinanza temporale della nascita e dell’affermarsi di tali fenomeni rispetto a quelli più recenti (si pensi alla nascita del M5S in Italia o ancora al Front National in Francia), e quindi utile nel differenziarli da quelli che in letteratura vengono definite come le “prime” forme di populismo (ad esempio quello “agrario” russo oppure quello latinoamericano della metà del secolo sorso), dall’altra, tale definizione porta con sé anche la necessità di esprimere un’evoluzione in termini sia di aumento della complessità definitoria di tali fenomeni sia dei vari elementi che li costituiscono, nonché dei relativi attori che li caratterizzano. È all’interno di tale contesto e, nello specifico, in quella che può essere definita come la seconda ondata neopopulista in Sudamerica, fra i quali si annoverano tra gli altri l’avvento di Morales in Bolivia nel 2005 e di Chavez in Venezuela nel 1998, che si inserisce pienamente l’esperienza correista in Ecuador con l’obiettivo, quantomeno nelle intenzioni, di dar vita a quella che egli stesso definì come revolución ciudadana. Dopo una ricognizione delle condizioni storico-politico-sociali che hanno caratterizzato la storia più recente della vita repubblicana dell’Ecuador, questo lavoro si pone l’obiettivo di analizzare gli elementi che hanno contraddistinto l’esperienza politica di leadership populista di Correa e la sua evoluzione, ponendola a metà strada tra la concezione di populismo quale (a) strategia politica, che ha portato al successo del movimento politico Alianza País lungo quest’ultimo decennio, (b) strategia discorsivo- comunicativa, con particolare l’attenzione al rapporto “conflittuale” tra Correa e i media nazionali, e (c) quello che può essere definito come “tecnopopulismo” correista.
2018
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