Come noto l’argomento è di grande attualità, non solo in ambito dottrinale ma anche presso l’opinione pubblica in generale. Si è volutamente scelto di trattare molteplici aspetti della questione, forse troppi, ma comunque aventi un unico comune denominatore, la tecnologia digitale, il modo in cui caratterizza certe attività imprenditoriali, e le sue ricadute sulla tassazione. Dopo un inquadramento generale del fenomeno, si è parlato del contesto nel quale s’inserisce: la pianificazione fiscale aggressiva, l’elusione e l’evasione transnazionale, il treaty shopping, etc, tutti grandi temi del diritto tributario internazionale, trattati senza pretesa di esaustività, principalmente al fine di sottolineare il concetto che le multinazionali dell’economia digitale non hanno certo “creato” la pianificazione fiscale aggressiva, il transfer pricing, l’elusione o altre pratiche simili, ma hanno avuto soltanto il “merito” di estremizzarle o esacerbarle. Seppure l’attenzione è andata a focalizzarsi principalmente sulle problematiche afferenti le grandi multinazionali del Web, non si sono tralasciati alcuni aspetti considerati dagli osservatori come (forse a torto) marginali. Ci si riferisce, ad esempio, ai piccoli/medi venditori di beni e servizi che operano per il tramite delle grandi piattaforme del commercio elettronico, alla sharing economy (dove gli utenti, oltre a fruire di servizi, sono anche percettori di redditi), alle problematiche specifiche del gaming online, alle persone fisiche che operano nel trading delle criptovalute (senza tassare le plusvalenza), fino ad arrivare agli autisti di Uber. Sempre nel primo capitolo abbiamo visto poi come negli ultimi anni, in particolare nel nostro Paese, l’azione dell’Amministrazione Finanziaria, nei confronti delle Digital Company, si sia spostata dal Contrasto alla Prevenzione, o per meglio dire alla Compliance. E’ talmente sentito il fenomeno, che la comunità internazionale ha avvertito l’esigenza di cercare di regolamentarlo. Nel secondo capitolo infatti si è dato conto delle metodologie utilizzate e delle specifiche azioni intraprese (ma anche delle problematiche di natura tecnica e politica incontrate), sia da parte dell’Unione Europea ma anche e soprattutto da parte di organismi internazionali come l’OCSE. In ambito comunitario si sono affrontate le proposte di CCCTB, “stabile organizzazione digitale” ed “Interim Web Tax”. Si è parlato poi ovviamente del progetto BEPS in sede OCSE, la cui risoluzione principale (Action 1) è proprio quella che riguarda la “tassazione dell’economia digitale”. Sempre in ambito internazionale si sono analizzate alcune applicazioni pratiche (come la web tax indiana, la diverted profit tax inglese o la ADSL tax spagnola ed ungherese) oltre ad alcune suggestive proposte rimaste fino ad ora sulla carta (come la bit tax o la “Collin-Colin” francese). Il terzo capitolo è dedicato alle specifiche esperienze nel nostro Paese. L’Italia è uno degli Stati europei più attivi in tal senso (soprattutto a livello di proposte, un po’ meno per quanto riguarda i risvolti applicativi). Il tema è recente ma in pochi anni, vuoi per i noti problemi di bilancio, vuoi per l’ingente livello di tassazione fiscale italiano da cui scaturiscono le forti pressioni dell’opinione pubblica, ci sono state molteplici iniziative, fino ad arrivare alla ISD (Imposta sui Servizi Digitali) recentemente rivisitata dalla Legge di Bilancio per il 2020. A ben vedere, le iniziative italiane e comunitarie nel campo, si affrontano anche in altri capitoli, in particolare il quarto, dedicato alle tematiche in ambito IVA. Anche per quanto riguarda l’Imposta sul Valore Aggiunto, parlando di argomenti molto tecnici e specifici, come ad esempio gli adempimenti e la responsabilità solidale ai fini IVA delle piattaforme digitali oppure il regime IVA MOSS (Mini One Stop Shop), ci si è contemporaneamente sforzati di vedere le cose “dall’alto”, traendo delle conclusioni generalizzate e dando una spiegazione d’insieme del fenomeno.

La tassazione dell’economia digitale: analisi, metodologie e applicazioni concrete / RUSIGNUOLO DE SANCTIS, Fabrizio. - (2020 Feb 19).

La tassazione dell’economia digitale: analisi, metodologie e applicazioni concrete

RUSIGNUOLO DE SANCTIS, FABRIZIO
19/02/2020

Abstract

Come noto l’argomento è di grande attualità, non solo in ambito dottrinale ma anche presso l’opinione pubblica in generale. Si è volutamente scelto di trattare molteplici aspetti della questione, forse troppi, ma comunque aventi un unico comune denominatore, la tecnologia digitale, il modo in cui caratterizza certe attività imprenditoriali, e le sue ricadute sulla tassazione. Dopo un inquadramento generale del fenomeno, si è parlato del contesto nel quale s’inserisce: la pianificazione fiscale aggressiva, l’elusione e l’evasione transnazionale, il treaty shopping, etc, tutti grandi temi del diritto tributario internazionale, trattati senza pretesa di esaustività, principalmente al fine di sottolineare il concetto che le multinazionali dell’economia digitale non hanno certo “creato” la pianificazione fiscale aggressiva, il transfer pricing, l’elusione o altre pratiche simili, ma hanno avuto soltanto il “merito” di estremizzarle o esacerbarle. Seppure l’attenzione è andata a focalizzarsi principalmente sulle problematiche afferenti le grandi multinazionali del Web, non si sono tralasciati alcuni aspetti considerati dagli osservatori come (forse a torto) marginali. Ci si riferisce, ad esempio, ai piccoli/medi venditori di beni e servizi che operano per il tramite delle grandi piattaforme del commercio elettronico, alla sharing economy (dove gli utenti, oltre a fruire di servizi, sono anche percettori di redditi), alle problematiche specifiche del gaming online, alle persone fisiche che operano nel trading delle criptovalute (senza tassare le plusvalenza), fino ad arrivare agli autisti di Uber. Sempre nel primo capitolo abbiamo visto poi come negli ultimi anni, in particolare nel nostro Paese, l’azione dell’Amministrazione Finanziaria, nei confronti delle Digital Company, si sia spostata dal Contrasto alla Prevenzione, o per meglio dire alla Compliance. E’ talmente sentito il fenomeno, che la comunità internazionale ha avvertito l’esigenza di cercare di regolamentarlo. Nel secondo capitolo infatti si è dato conto delle metodologie utilizzate e delle specifiche azioni intraprese (ma anche delle problematiche di natura tecnica e politica incontrate), sia da parte dell’Unione Europea ma anche e soprattutto da parte di organismi internazionali come l’OCSE. In ambito comunitario si sono affrontate le proposte di CCCTB, “stabile organizzazione digitale” ed “Interim Web Tax”. Si è parlato poi ovviamente del progetto BEPS in sede OCSE, la cui risoluzione principale (Action 1) è proprio quella che riguarda la “tassazione dell’economia digitale”. Sempre in ambito internazionale si sono analizzate alcune applicazioni pratiche (come la web tax indiana, la diverted profit tax inglese o la ADSL tax spagnola ed ungherese) oltre ad alcune suggestive proposte rimaste fino ad ora sulla carta (come la bit tax o la “Collin-Colin” francese). Il terzo capitolo è dedicato alle specifiche esperienze nel nostro Paese. L’Italia è uno degli Stati europei più attivi in tal senso (soprattutto a livello di proposte, un po’ meno per quanto riguarda i risvolti applicativi). Il tema è recente ma in pochi anni, vuoi per i noti problemi di bilancio, vuoi per l’ingente livello di tassazione fiscale italiano da cui scaturiscono le forti pressioni dell’opinione pubblica, ci sono state molteplici iniziative, fino ad arrivare alla ISD (Imposta sui Servizi Digitali) recentemente rivisitata dalla Legge di Bilancio per il 2020. A ben vedere, le iniziative italiane e comunitarie nel campo, si affrontano anche in altri capitoli, in particolare il quarto, dedicato alle tematiche in ambito IVA. Anche per quanto riguarda l’Imposta sul Valore Aggiunto, parlando di argomenti molto tecnici e specifici, come ad esempio gli adempimenti e la responsabilità solidale ai fini IVA delle piattaforme digitali oppure il regime IVA MOSS (Mini One Stop Shop), ci si è contemporaneamente sforzati di vedere le cose “dall’alto”, traendo delle conclusioni generalizzate e dando una spiegazione d’insieme del fenomeno.
19-feb-2020
File allegati a questo prodotto
File Dimensione Formato  
Tesi_dottorato_RusignuoloDeSanctis.pdf

accesso aperto

Tipologia: Tesi di dottorato
Licenza: Tutti i diritti riservati (All rights reserved)
Dimensione 5.08 MB
Formato Adobe PDF
5.08 MB Adobe PDF

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1362936
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact