L’organizzazione delle attività umane in un determinato spazio fisico può riflettere contingenze di carattere funzionale, ma al contempo essere condizionata dall’articolazione interna della comunità stessa e dalle diverse modalità di gestione e accesso alle risorse. La comprensione dell’uso dello spazio è direttamente connessa alla possibilità di ricostruzione delle correlazioni distributive tra manufatti, ecofatti, elementi strutturali ed eventuali micro e macro-tracce di alterazione dei piani di calpestio. Spesso oggetto di tale analisi, nell’ambito della preistoria recente della penisola italiana, sono stati quei contesti soggetti ad eventi di distruzione repentina, che hanno “fossilizzato” le relazioni tra gli elementi mobili ed il rispettivo ambito di esistenza. Tuttavia, depositi con queste caratteristiche rappresentano casi eccezionali, numericamente esigui e generalmente riguardanti limitate porzioni di spazio; al contrario, gran parte dei contesti mostrano dinamiche di formazione del deposito estremamente più articolate, in cui si sommano gli effetti di quelli che M. Schiffer (1975) definiva c e n-transformation processes ed il cui record archeologico all’apparenza risulta caratterizzato da una generale caoticità distributiva. Tali contesti sono rimasti a lungo marginali in riferimento agli studi della distribuzione spaziale, ma possiamo davvero considerarli scarsamente affidabili per la comprensione dell’organizzazione delle attività? Partendo da tale problematica, lo studio contestuale della distribuzione nello spazio di manufatti ed ecofatti effettuato per un areale (datato al XII sec. a.C.) interno all'abitato dell’età del Bronzo di Coppa Nevigata mostra come anche i depositi risultanti da un utilizzo ininterrotto di uno spazio fisico possano restituire dati estremamente utili alla ricostruzione delle attività reiterate e più in generale degli aspetti socioeconomici della comunità.

La distribuzione spaziale dei reperti come base pre un’interpretazione dei livelli subappenninici di coppa nevigata (Manfredonia, FG) in termini di aree di attività / Lucci, Enrico. - (2020 Feb 20).

La distribuzione spaziale dei reperti come base pre un’interpretazione dei livelli subappenninici di coppa nevigata (Manfredonia, FG) in termini di aree di attività

LUCCI, ENRICO
20/02/2020

Abstract

L’organizzazione delle attività umane in un determinato spazio fisico può riflettere contingenze di carattere funzionale, ma al contempo essere condizionata dall’articolazione interna della comunità stessa e dalle diverse modalità di gestione e accesso alle risorse. La comprensione dell’uso dello spazio è direttamente connessa alla possibilità di ricostruzione delle correlazioni distributive tra manufatti, ecofatti, elementi strutturali ed eventuali micro e macro-tracce di alterazione dei piani di calpestio. Spesso oggetto di tale analisi, nell’ambito della preistoria recente della penisola italiana, sono stati quei contesti soggetti ad eventi di distruzione repentina, che hanno “fossilizzato” le relazioni tra gli elementi mobili ed il rispettivo ambito di esistenza. Tuttavia, depositi con queste caratteristiche rappresentano casi eccezionali, numericamente esigui e generalmente riguardanti limitate porzioni di spazio; al contrario, gran parte dei contesti mostrano dinamiche di formazione del deposito estremamente più articolate, in cui si sommano gli effetti di quelli che M. Schiffer (1975) definiva c e n-transformation processes ed il cui record archeologico all’apparenza risulta caratterizzato da una generale caoticità distributiva. Tali contesti sono rimasti a lungo marginali in riferimento agli studi della distribuzione spaziale, ma possiamo davvero considerarli scarsamente affidabili per la comprensione dell’organizzazione delle attività? Partendo da tale problematica, lo studio contestuale della distribuzione nello spazio di manufatti ed ecofatti effettuato per un areale (datato al XII sec. a.C.) interno all'abitato dell’età del Bronzo di Coppa Nevigata mostra come anche i depositi risultanti da un utilizzo ininterrotto di uno spazio fisico possano restituire dati estremamente utili alla ricostruzione delle attività reiterate e più in generale degli aspetti socioeconomici della comunità.
20-feb-2020
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1356882
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