Il ridisegno degli spazi del giardino di Villa Faina, a San Venanzo, segmento di una potenziale e più complessiva operazione di riqualificazione del centro cittadino, costituisce un’opportunità significativa sia per recuperare una vasta area del centro storico sia per proporre, soprattutto, una nuova immagine della città, nuove esperienze e nuovi usi. Il progetto diviene così l´occasione per una messa in connessione degli spazi aperti urbani presenti nel contesto, generando così una sequenza di luoghi continui ma al contempo differentemente connotati, attestati lungo una molteplicità di percorsi, ciascuno caratterizzato da un propria identità e da funzioni di accoglienza e sosta, assieme alla presenza di attrezzature e servizi a sostegno delle possibili attività. Percorsi e spazi aperti, insieme con il sistema del verde, costituiscono così i materiali necessari per un nuovo paesaggio urbano che, assieme al coinvolgimento con alcuni manufatti storici già presenti, possano alimentarsi reciprocamente per costruire un pezzo di città di maggiore qualità, vivibilità e funzionalità, profondamente ancorato alla storia e alla specificità di un territorio, ma anche proiettato verso l’esplorazione di nuove configurazioni. Il concetto di "paesaggio", nella sua accezione contemporanea, è infatti capace di rivelare il legame profondo tra società e territorio diventando una modalità descrittiva capace di decodificare tanto l’ambiente costruito e i suoi molteplici principi insediativi, quanto il degrado di alcune sue aree. In questo senso, il processo creativo per la costruzione della nostra proposta, si avvia proprio dalla conoscenza, alla doppia scala, del contesto e delle aree di progetto, attraverso una duplice lettura: una che ne indaga i caratteri morfologici e spaziali, e l´altra finalizzata ad interpretarne le criticità spaziali e a rilevarne le domande latenti di uso dello spazio attraverso suggestioni e sensazioni. In particolare, dalla lettura dei caratteri morfologici emergono tre aspetti ricorrenti nella costruzione del territorio che esprimono un forte valore nella riconoscibilità di questi luoghi e possono essere ricondotti principalmente a tre figure: le "isole", espressione sia della forma del suolo tipica di questo territorio connotato dalla presenza di antichi crateri vulcanici, che delle aiuole ottocentesche che identificano chiaramente il giardino di Villa Faina; "i fili", espressione di un sistema di reti e percorsi che attraversa il territorio tenendo assieme i differenti punti ma incapace di costruire relazioni; e i "frammenti", espressione sia della discontinuità del tessuto insediativo di San Venanzo, esito di un processo continuo di demolizioni, sostituzioni ed aggiunte ma anche della pietra, materiale tipico di questi luoghi. Il tema allora non è quello di ricercare una identità esterna o nuova in questo processo di riconfigurazione degli spazi di Villa Faina, ma reinterpretare i caratteri esistenti, in chiave contemporanea, anche provando ad associare, a ciascuno di essi, un ruolo in questa strategia. Ed è così che: le nuove isole di progetto si configurano come un arcipelago di spazi intesi come aree verdi che accolgono funzioni declinandosi differentemente a seconda dei percorsi che intercettano; i fili divengono un gomitolo di relazioni nel quale i nuovi percorsi offrono diverse modalità di fruizione e percezione per uno spazio più inclusivo, costruendo al contempo i differenti temi del parco per una maggiore attrattivitá e centralità nel contesto urbano; i frammenti divengono una associazione di usi attraverso il progetto di elementi spaziali modulari, variamente componibili e temporanei in grado di offrire differenti associazioni per garantire la più ampia flessibilità di usi nel tempo. Le principali scelte del progetto corrispondono così ciascuna ad un percorso spaziale e narrativo: - il ripensamento del sistema degli accessi al Parco prevede, in corrispondenza dell'attuale ingresso principale, il progetto di una grande gradonata che dilata lo spazio dell'incrocio, partecipando all'area panoramica e contribuendo ad una maggiore apertura verso la città; - il percorso principale, che va da un accesso all'altro, intercetta sia le due grandi aiuole alberate che gli spazi attrezzati esistenti, attraversando e coinvolgendo anche lo spazio della serra, attualmente utilizzato per eventi e conferenze al coperto. Una concatenazione di spazi intesi come luogo dello stare e del nuovo collettivo urbano, si articola attraverso la riconfigurazione delle aiuole come piazza-giardino che accoglie le aree per la sosta, del suo bordo come grande panche a sezione variabile, e degli spazi attrezzati esistenti destinandoli a divenire una "cavea" per piccoli eventi caratterizzati ed un "teatro" per eventi di maggiore rilevanza; - il percorso arte/cultura che parte dal Museo Vulcanologico, intercetta due "isole" verdi da destinare all‘arte e alle installazioni puntuali, coinvolge i ruderi della chiesa medioevale attraversando il laghetto esistente - per il quale si prevedono interventi di fitodepurazione - con un percorso flottante, per culminare in quello che è attualmente un retro, lo spazio di margine che guarda alla scuola, e che invece può essere destinato ad accogliere spazi per percorsi espositivi temporanei; - la rete delle aree pavimentate attrezzate sulle quali si agganciano, con differenti configurazioni, le aggregazioni modulari di strutture destinate sia agli allestimenti temporanei che ad una molteplicità di attività in funzione delle differenti domande di usi; - l´arcipelago di isole verdi, caratterizzate prevalentemente da manto arbustivo ed erbaceo, che propongono nuove associazioni vegetali capaci sia di caratterizzate gli spazi del parco, ma anche di valorizzare gli alberi monumentali esistenti. È chiaro dunque che la metamorfosi che qui si propone è inscindibile dalla vicenda storica del luogo e del suo paesaggio, che però interpreta e ripensa dentro nuove scritture contemporanee.

Il nuovo parco urbano di Villa Faina un arcipelago di nuovi usi e relazioni / Anna, Terracciano; Daniela, Amati; Giulia, Artusa; Alice, Belletti; DE CARO, Annalisa; Gabriele, Delogu; Giovanna, Dettori; Gabriele, Mosconi. - (2019).

Il nuovo parco urbano di Villa Faina un arcipelago di nuovi usi e relazioni

DE CARO, Annalisa
Membro del Collaboration Group
;
2019

Abstract

Il ridisegno degli spazi del giardino di Villa Faina, a San Venanzo, segmento di una potenziale e più complessiva operazione di riqualificazione del centro cittadino, costituisce un’opportunità significativa sia per recuperare una vasta area del centro storico sia per proporre, soprattutto, una nuova immagine della città, nuove esperienze e nuovi usi. Il progetto diviene così l´occasione per una messa in connessione degli spazi aperti urbani presenti nel contesto, generando così una sequenza di luoghi continui ma al contempo differentemente connotati, attestati lungo una molteplicità di percorsi, ciascuno caratterizzato da un propria identità e da funzioni di accoglienza e sosta, assieme alla presenza di attrezzature e servizi a sostegno delle possibili attività. Percorsi e spazi aperti, insieme con il sistema del verde, costituiscono così i materiali necessari per un nuovo paesaggio urbano che, assieme al coinvolgimento con alcuni manufatti storici già presenti, possano alimentarsi reciprocamente per costruire un pezzo di città di maggiore qualità, vivibilità e funzionalità, profondamente ancorato alla storia e alla specificità di un territorio, ma anche proiettato verso l’esplorazione di nuove configurazioni. Il concetto di "paesaggio", nella sua accezione contemporanea, è infatti capace di rivelare il legame profondo tra società e territorio diventando una modalità descrittiva capace di decodificare tanto l’ambiente costruito e i suoi molteplici principi insediativi, quanto il degrado di alcune sue aree. In questo senso, il processo creativo per la costruzione della nostra proposta, si avvia proprio dalla conoscenza, alla doppia scala, del contesto e delle aree di progetto, attraverso una duplice lettura: una che ne indaga i caratteri morfologici e spaziali, e l´altra finalizzata ad interpretarne le criticità spaziali e a rilevarne le domande latenti di uso dello spazio attraverso suggestioni e sensazioni. In particolare, dalla lettura dei caratteri morfologici emergono tre aspetti ricorrenti nella costruzione del territorio che esprimono un forte valore nella riconoscibilità di questi luoghi e possono essere ricondotti principalmente a tre figure: le "isole", espressione sia della forma del suolo tipica di questo territorio connotato dalla presenza di antichi crateri vulcanici, che delle aiuole ottocentesche che identificano chiaramente il giardino di Villa Faina; "i fili", espressione di un sistema di reti e percorsi che attraversa il territorio tenendo assieme i differenti punti ma incapace di costruire relazioni; e i "frammenti", espressione sia della discontinuità del tessuto insediativo di San Venanzo, esito di un processo continuo di demolizioni, sostituzioni ed aggiunte ma anche della pietra, materiale tipico di questi luoghi. Il tema allora non è quello di ricercare una identità esterna o nuova in questo processo di riconfigurazione degli spazi di Villa Faina, ma reinterpretare i caratteri esistenti, in chiave contemporanea, anche provando ad associare, a ciascuno di essi, un ruolo in questa strategia. Ed è così che: le nuove isole di progetto si configurano come un arcipelago di spazi intesi come aree verdi che accolgono funzioni declinandosi differentemente a seconda dei percorsi che intercettano; i fili divengono un gomitolo di relazioni nel quale i nuovi percorsi offrono diverse modalità di fruizione e percezione per uno spazio più inclusivo, costruendo al contempo i differenti temi del parco per una maggiore attrattivitá e centralità nel contesto urbano; i frammenti divengono una associazione di usi attraverso il progetto di elementi spaziali modulari, variamente componibili e temporanei in grado di offrire differenti associazioni per garantire la più ampia flessibilità di usi nel tempo. Le principali scelte del progetto corrispondono così ciascuna ad un percorso spaziale e narrativo: - il ripensamento del sistema degli accessi al Parco prevede, in corrispondenza dell'attuale ingresso principale, il progetto di una grande gradonata che dilata lo spazio dell'incrocio, partecipando all'area panoramica e contribuendo ad una maggiore apertura verso la città; - il percorso principale, che va da un accesso all'altro, intercetta sia le due grandi aiuole alberate che gli spazi attrezzati esistenti, attraversando e coinvolgendo anche lo spazio della serra, attualmente utilizzato per eventi e conferenze al coperto. Una concatenazione di spazi intesi come luogo dello stare e del nuovo collettivo urbano, si articola attraverso la riconfigurazione delle aiuole come piazza-giardino che accoglie le aree per la sosta, del suo bordo come grande panche a sezione variabile, e degli spazi attrezzati esistenti destinandoli a divenire una "cavea" per piccoli eventi caratterizzati ed un "teatro" per eventi di maggiore rilevanza; - il percorso arte/cultura che parte dal Museo Vulcanologico, intercetta due "isole" verdi da destinare all‘arte e alle installazioni puntuali, coinvolge i ruderi della chiesa medioevale attraversando il laghetto esistente - per il quale si prevedono interventi di fitodepurazione - con un percorso flottante, per culminare in quello che è attualmente un retro, lo spazio di margine che guarda alla scuola, e che invece può essere destinato ad accogliere spazi per percorsi espositivi temporanei; - la rete delle aree pavimentate attrezzate sulle quali si agganciano, con differenti configurazioni, le aggregazioni modulari di strutture destinate sia agli allestimenti temporanei che ad una molteplicità di attività in funzione delle differenti domande di usi; - l´arcipelago di isole verdi, caratterizzate prevalentemente da manto arbustivo ed erbaceo, che propongono nuove associazioni vegetali capaci sia di caratterizzate gli spazi del parco, ma anche di valorizzare gli alberi monumentali esistenti. È chiaro dunque che la metamorfosi che qui si propone è inscindibile dalla vicenda storica del luogo e del suo paesaggio, che però interpreta e ripensa dentro nuove scritture contemporanee.
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