Le edizioni dei classici latini costituiscono un luogo privilegiato per le riflessioni sui pregi e i difetti della neonata arte tipografica da parte degli umanisti: tra grandi entusiasmi e feroci critiche, si fanno spazio confronti con il mondo del libro manoscritto e considerazioni sull’approccio ai testi consentito dal nuovo strumento, un approccio non solo quantitativamente ma anche qualitativamente diverso rispetto al passato, fino a proporre la mancata scoperta della stampa come il motivo che aveva provocato la rovina della cultura antica. Tipografi ed editori si servono inizialmente dei colofoni per veicolare le loro riflessioni sul nuovo tipo di libro, quasi sempre con scoperti intenti pubblicitari, nel segno di una continuità formale e di una discontinuità sostanziale con il libro manoscritto; ma ai colofoni rapidamente si affiancano le epistole prefatorie, che mettono a disposizione un più disteso spazio di riflessione, quasi sempre appannaggio degli umanisti. Questi ultimi divengono ben presto una presenza immancabile nell’editoria dei classici latini, che soprattutto grazie a loro entra in simbiosi col mondo della scuola e dell’università, producendo una straordinaria varietà e vivacità di situazioni, sempre sospese tra il desiderio di far soldi e la ricerca di più solide prospettive scientifiche. Il fatto di dover costituire il testo per un pubblico vasto, di lettori che erano al tempo stesso giudici del lavoro ed acquirenti del prodotto, induce gli umanisti editori a soffermarsi su principi e metodi seguiti nella preparazione dei testi mandati in stampa, nonché a riflettere sulle modalità di trasmissione e di corruzione dei testi antichi e sui rimedi migliori per sanare tali guasti. Il carattere pubblico, garantito dalla stampa, fa di queste riflessioni, anche per via del loro lento estendersi ad ambiti disciplinari diversi da quello degli studi classici, un passaggio fondamentale nello sviluppo della moderna scienza testuale.

In errorum fovea languentes. Esportare la filologia nell’età degli incunaboli / Campanelli, Maurizio. - In: RATIONES RERUM. - ISSN 2284-2497. - 10:Luglio-Dicembre 2017(2018), pp. 177-220. (Intervento presentato al convegno La Filologia e l'errore tenutosi a Roma).

In errorum fovea languentes. Esportare la filologia nell’età degli incunaboli

Maurizio Campanelli
2018

Abstract

Le edizioni dei classici latini costituiscono un luogo privilegiato per le riflessioni sui pregi e i difetti della neonata arte tipografica da parte degli umanisti: tra grandi entusiasmi e feroci critiche, si fanno spazio confronti con il mondo del libro manoscritto e considerazioni sull’approccio ai testi consentito dal nuovo strumento, un approccio non solo quantitativamente ma anche qualitativamente diverso rispetto al passato, fino a proporre la mancata scoperta della stampa come il motivo che aveva provocato la rovina della cultura antica. Tipografi ed editori si servono inizialmente dei colofoni per veicolare le loro riflessioni sul nuovo tipo di libro, quasi sempre con scoperti intenti pubblicitari, nel segno di una continuità formale e di una discontinuità sostanziale con il libro manoscritto; ma ai colofoni rapidamente si affiancano le epistole prefatorie, che mettono a disposizione un più disteso spazio di riflessione, quasi sempre appannaggio degli umanisti. Questi ultimi divengono ben presto una presenza immancabile nell’editoria dei classici latini, che soprattutto grazie a loro entra in simbiosi col mondo della scuola e dell’università, producendo una straordinaria varietà e vivacità di situazioni, sempre sospese tra il desiderio di far soldi e la ricerca di più solide prospettive scientifiche. Il fatto di dover costituire il testo per un pubblico vasto, di lettori che erano al tempo stesso giudici del lavoro ed acquirenti del prodotto, induce gli umanisti editori a soffermarsi su principi e metodi seguiti nella preparazione dei testi mandati in stampa, nonché a riflettere sulle modalità di trasmissione e di corruzione dei testi antichi e sui rimedi migliori per sanare tali guasti. Il carattere pubblico, garantito dalla stampa, fa di queste riflessioni, anche per via del loro lento estendersi ad ambiti disciplinari diversi da quello degli studi classici, un passaggio fondamentale nello sviluppo della moderna scienza testuale.
2018
La Filologia e l'errore
Humanism; Renaissance; Classics; Neolatin; Incunabula
04 Pubblicazione in atti di convegno::04h Atto di convegno in rivista scientifica o di classe A
In errorum fovea languentes. Esportare la filologia nell’età degli incunaboli / Campanelli, Maurizio. - In: RATIONES RERUM. - ISSN 2284-2497. - 10:Luglio-Dicembre 2017(2018), pp. 177-220. (Intervento presentato al convegno La Filologia e l'errore tenutosi a Roma).
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