“Il paesaggio bisogna pensarlo in termini di identità estetica dei luoghi, rimarcando l’appartenenza della dimensione estetica alla fisionomia stessa del territorio” (P. D’Angelo). Il progetto si localizza nel Parco del fiume Vera a Tempera, un piccolo borgo terremotato vicino L’Aquila. Tale intervento ha come finalità quello di consentire al fruitore della riserva naturale, la possibilità di percepire in maniera più o meno diretta i fenomeni della natura, dell’acqua e delle sorgenti; nonché il recupero dei vecchi opifici dismessi legati alla memoria di quei luoghi, dove il battere del maglio della rameria, il rumore degli attrezzi del mulino e della cartiera, che una volta scandivano le ore durante la giornata, ora sono diventati soltanto la scena di un film muto. In particolare sono state previste delle aule didattiche e ad uso civico nella vecchia rameria, dove è presente anche un “giardino d’acqua”, quale luogo della memoria a cielo aperto e dell’incontro. In corrispondenza del vecchio mulino è stato previsto, invece, un pensatoio e una camera anecoica per poter ascoltare i rumori della natura, allestendo uno spazio ricreativo e multimediale per attività musicali destinato soprattutto ai giovani del borgo. Infine, lì dove è presente la vecchia cartiera, sono stati programmati degli spazi per il ristoro con delle fontane d’acqua ed un museo interattivo per la divulgazione delle tecniche di produzione della carta, grazie alla flessibilità di particolari tecnologie interattive. Al rilievo e quindi alla conoscenza diretta dei ruderi, assieme all’analisi temporale e stratigrafica, ha seguito il consolidamento strutturale con la messa in sicurezza, per mezzo di tecnologie costruttive non invasive ma soprattutto riconoscibili. Dal punto di vista costruttivo è stato necessario intervenire con delle ammorsature angolari e delle cerchiature in acciaio per il confinamento delle scatole murarie. Le scelte progettuali hanno consentito di intervenire secondo i criteri della reversibilità e della sostenibilità ambientale. Tali interventi definiscono spazi che sia linguisticamente che funzionalmente pongono l’attenzione alla sintesi che scaturisce tra il riuso di tali opifici, la natura che gli sta intorno e il nuovo intervento. Se da un lato gli spazi chiusi contribuiscono a rendere interattiva la conoscenza dei luoghi con le nuove tecnologie, dall’altro, invece, gli orti, i giardini d’acqua con le sorgenti e i pensatoi entrano in diretto contatto con gli elementi della natura, rendendo il percorso fruibile e vissuto dalla collettività come spazio pubblico. Nell’ottica della memoria, ma contemporaneamente della rivalutazione paesaggistica, i nuovi manufatti e gli orti urbani, che si confrontano con le preesistenze, individuano programmaticamente degli spazi di pertinenza al percorso configurando nuovi luoghi.

Toward the sources. Percorso didattico alle sorgenti del Vera. Progetto di recupero di alcuni opifici dismessi nel borgo terremotato di Tempera (L’Aquila) / Cellini, GIOVANNI ROCCO. - (2012).

Toward the sources. Percorso didattico alle sorgenti del Vera. Progetto di recupero di alcuni opifici dismessi nel borgo terremotato di Tempera (L’Aquila)

Giovanni Rocco Cellini
2012

Abstract

“Il paesaggio bisogna pensarlo in termini di identità estetica dei luoghi, rimarcando l’appartenenza della dimensione estetica alla fisionomia stessa del territorio” (P. D’Angelo). Il progetto si localizza nel Parco del fiume Vera a Tempera, un piccolo borgo terremotato vicino L’Aquila. Tale intervento ha come finalità quello di consentire al fruitore della riserva naturale, la possibilità di percepire in maniera più o meno diretta i fenomeni della natura, dell’acqua e delle sorgenti; nonché il recupero dei vecchi opifici dismessi legati alla memoria di quei luoghi, dove il battere del maglio della rameria, il rumore degli attrezzi del mulino e della cartiera, che una volta scandivano le ore durante la giornata, ora sono diventati soltanto la scena di un film muto. In particolare sono state previste delle aule didattiche e ad uso civico nella vecchia rameria, dove è presente anche un “giardino d’acqua”, quale luogo della memoria a cielo aperto e dell’incontro. In corrispondenza del vecchio mulino è stato previsto, invece, un pensatoio e una camera anecoica per poter ascoltare i rumori della natura, allestendo uno spazio ricreativo e multimediale per attività musicali destinato soprattutto ai giovani del borgo. Infine, lì dove è presente la vecchia cartiera, sono stati programmati degli spazi per il ristoro con delle fontane d’acqua ed un museo interattivo per la divulgazione delle tecniche di produzione della carta, grazie alla flessibilità di particolari tecnologie interattive. Al rilievo e quindi alla conoscenza diretta dei ruderi, assieme all’analisi temporale e stratigrafica, ha seguito il consolidamento strutturale con la messa in sicurezza, per mezzo di tecnologie costruttive non invasive ma soprattutto riconoscibili. Dal punto di vista costruttivo è stato necessario intervenire con delle ammorsature angolari e delle cerchiature in acciaio per il confinamento delle scatole murarie. Le scelte progettuali hanno consentito di intervenire secondo i criteri della reversibilità e della sostenibilità ambientale. Tali interventi definiscono spazi che sia linguisticamente che funzionalmente pongono l’attenzione alla sintesi che scaturisce tra il riuso di tali opifici, la natura che gli sta intorno e il nuovo intervento. Se da un lato gli spazi chiusi contribuiscono a rendere interattiva la conoscenza dei luoghi con le nuove tecnologie, dall’altro, invece, gli orti, i giardini d’acqua con le sorgenti e i pensatoi entrano in diretto contatto con gli elementi della natura, rendendo il percorso fruibile e vissuto dalla collettività come spazio pubblico. Nell’ottica della memoria, ma contemporaneamente della rivalutazione paesaggistica, i nuovi manufatti e gli orti urbani, che si confrontano con le preesistenze, individuano programmaticamente degli spazi di pertinenza al percorso configurando nuovi luoghi.
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