Parlare di immigrazione, della raffigurazione pubblica dell’immigrazione, significa parlare prima di tutto dell’Italia, della qualità della sua classe dirigente e della formazione delle politiche pubbliche, della responsabilità della sua informazione, dei sentimenti e del civismo della sua popolazione. Parlare di immigrazione significa anche parlare del volontariato e delle tante associazioni che innervano il tessuto sociale, della capacità di aiutare italiani e italiane a comprendere e affrontare il cambiamento rimanendo insieme, di sostenere la pubblica amministrazione nella sua azione. In qualche modo la sfida delle migrazioni globali ha sottoposto l’Italia ad una prova, rivedendone in un rapido rewind la reazione, possiamo provare a osservarne i risultati, a farne un bilancio. Nel nostro immaginario, come nelle ricostruzioni sull’argomento, il rapporto dell’Italia con l’immigrazione pare diventare, automaticamente, un racconto mediale. Opinione pubblica, fatti, dibattiti politici tutti giocati all’interno dell’ambiente formato dai mezzi di comunicazione di massa. L’opinione, il vissuto, la coscienza dei fenomeni avviene, ovviamente, per il tramite della realtà mediale. Forse in questo criterio di lettura nasce uno dei tanti pregiudizi presenti su questo tema. L’agenda dei media si è sovrapposta a quella politica diventando entrambe anche, e forse troppo spesso, costruttrici dei processi sociali. E il nostro immaginario, come quello dei media, si edifica intorno a momenti chiave, eventi, grandi avvenimenti e dibattiti. E intorno a questi si costruisce il nostro ricordo collettivo e l’evoluzione della narrazione dell’immigrazione, ovvero dell’Italia come Paese di migrazioni.

Notizie clandestine. Se il criminale è straniero. Processo all’informazione fabbrica dei pregiudizi / Binotto, Marco. - In: VDOSSIER. - ISSN 2239-1096. - 2:8(2017), pp. 43-48.

Notizie clandestine. Se il criminale è straniero. Processo all’informazione fabbrica dei pregiudizi

marco binotto
2017

Abstract

Parlare di immigrazione, della raffigurazione pubblica dell’immigrazione, significa parlare prima di tutto dell’Italia, della qualità della sua classe dirigente e della formazione delle politiche pubbliche, della responsabilità della sua informazione, dei sentimenti e del civismo della sua popolazione. Parlare di immigrazione significa anche parlare del volontariato e delle tante associazioni che innervano il tessuto sociale, della capacità di aiutare italiani e italiane a comprendere e affrontare il cambiamento rimanendo insieme, di sostenere la pubblica amministrazione nella sua azione. In qualche modo la sfida delle migrazioni globali ha sottoposto l’Italia ad una prova, rivedendone in un rapido rewind la reazione, possiamo provare a osservarne i risultati, a farne un bilancio. Nel nostro immaginario, come nelle ricostruzioni sull’argomento, il rapporto dell’Italia con l’immigrazione pare diventare, automaticamente, un racconto mediale. Opinione pubblica, fatti, dibattiti politici tutti giocati all’interno dell’ambiente formato dai mezzi di comunicazione di massa. L’opinione, il vissuto, la coscienza dei fenomeni avviene, ovviamente, per il tramite della realtà mediale. Forse in questo criterio di lettura nasce uno dei tanti pregiudizi presenti su questo tema. L’agenda dei media si è sovrapposta a quella politica diventando entrambe anche, e forse troppo spesso, costruttrici dei processi sociali. E il nostro immaginario, come quello dei media, si edifica intorno a momenti chiave, eventi, grandi avvenimenti e dibattiti. E intorno a questi si costruisce il nostro ricordo collettivo e l’evoluzione della narrazione dell’immigrazione, ovvero dell’Italia come Paese di migrazioni.
2017
immigrazione; informazione; dibattito pubblico; migrazioni; media
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Notizie clandestine. Se il criminale è straniero. Processo all’informazione fabbrica dei pregiudizi / Binotto, Marco. - In: VDOSSIER. - ISSN 2239-1096. - 2:8(2017), pp. 43-48.
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