I marmi colorati intesi nell’accezione latina di marmora, specialmente quelli di uso puramente ornamentale, sono stati in antico tipici materiali di lusso, da sempre soggetti al gusto ed alle mode di un determinato periodo storico. Nella storia degli studi è ormai acquisito che accanto allo studio dell’architettura romana di età imperiale sia necessario tenere in considerazione il ruolo di alcune cave di marmo e delle officine itineranti che accompagnavano fino a destinazione i carichi di marmi per lavorarli direttamente in situ. Questo fenomeno assume una valenza maggiore se analizzato in quelle aree sprovviste di bacini estrattivi locali, nelle quali è evidente la presenza di manufatti di importazione e soprattutto l’impatto che essi hanno sulla costruzione e decorazione delle architetture. Proprio attraverso l’impiego e la frequenza di determinati litotipi che si acquisiscono contributi riguardo non solo l’edilizia pubblica e privata, ma che interessano ambiti sociali ed economici assai più ampi, che mettono in relazione la committenza con precise valenze ideologiche e di prestigio legate alla realizzazione dei monumenti. In questa ottica si inserisce il presente lavoro di ricerca, già avviato con lo studio sistematico dei reperti lapidei rinvenuti negli scavi della “Sergio Tacchini” nella città irpina di Aeclanum (Mirabella Eclano, AV); lo studio dei marmi antichi ha offerto la possibilità di intraprendere analisi architettoniche ed archeometriche nel tentativo di determinare i siti di estrazione, i litotipi, delineare gli aspetti strettamente legati alla circolazione, all’approvvigionamento dei centri campani in epoca imperiale, nonché alla ricontestualizzazione del materiale adespoto, nel tentativo di ricostruire gli alzati architettonici ed i materiali in essi adoperati. L’obiettivo principale di questo lavoro è stato incentrato sulla ricostruzione del rapporto tra committenza ed architettura sulla base dell'impiego e della circolazione del marmo in età romana, focalizzando l’attenzione sull’intero territorio dell’entroterra irpino-beneventano e nello specifico sui centri romani di Benevento ed Aeclanum. L’analisi architettonica e quantitativa degli elementi marmorei sono stati affrontati con la convinzione che oltre agli aspetti più specificatamente formali, questo filone di ricerca possa contribuire a una più complessiva ricostruzione delle dinamiche socio-economiche legate alla commercializzazione dei materiali lapidei, al loro sistema di smistamento e al significato simbolico legato all’impiego di particolari litotipi, in un'area da sempre legata a Roma da un rapporto privilegiato. L’abbondanza e la varietà di marmi antichi rinvenuti nei centri interni della Campania nel corso di indagini archeologiche negli ultimi 50 anni, è senza dubbio da attribuire alla centralità topografica e per certi versi strategica del territorio campano, in relazione al passaggio di arterie viarie di primaria importanza, quali la Via Appia, la Via Latina, la Via Traiana, e all’elevato livello di ricchezza raggiunto dalle élìtes cittadine che furono in grado di instaurare con il potere centrale legami forti e interessi duraturi nei secoli. Lo studio della decorazione architettonica e dei marmi colorati rappresenta in realtà un prezioso contributo sul conformismo romano rispetto a qualsiasi manifestazione artistica, dal momento che la priorità non era quella della originalità, ma dell’imitazione di modelli in uso nell’arte e nell’architettura ufficiale esprimendo attraverso la ripetizione di motivi architettonici e decorativi, di iconografie statuarie e di arredi, l’adesione al potere imperiale da parte delle classi dirigenti locali. In questo lavoro l’uso del marmo, la determinazione della sua provenienza in scultura e in architettura, la durata del suo impiego e lo studio preliminare della pratica del reimpiego hanno offerto notevoli informazioni sull’organizzazione e sui valori della società, consentendo di ricostruire gli aspetti alla base della scelta dei marmi, del ruolo degli arredi architettonici, nell’ideologia del tempo, nella quale la propaganda del committente, espressa attraverso il decus e il decor, aveva una enorme importanza, rispondendo al concetto di bello ideale e sovente al richiamo del gusto ellenizzante.

Architettura e committenza: contributo alla ricostruzione del panorama monumentale nell'entroterra campano attraverso lo studio e la circolazione del marmo in età imperiale / Mesisca, Antonio. - (2018 Jan 16).

Architettura e committenza: contributo alla ricostruzione del panorama monumentale nell'entroterra campano attraverso lo studio e la circolazione del marmo in età imperiale

MESISCA, ANTONIO
16/01/2018

Abstract

I marmi colorati intesi nell’accezione latina di marmora, specialmente quelli di uso puramente ornamentale, sono stati in antico tipici materiali di lusso, da sempre soggetti al gusto ed alle mode di un determinato periodo storico. Nella storia degli studi è ormai acquisito che accanto allo studio dell’architettura romana di età imperiale sia necessario tenere in considerazione il ruolo di alcune cave di marmo e delle officine itineranti che accompagnavano fino a destinazione i carichi di marmi per lavorarli direttamente in situ. Questo fenomeno assume una valenza maggiore se analizzato in quelle aree sprovviste di bacini estrattivi locali, nelle quali è evidente la presenza di manufatti di importazione e soprattutto l’impatto che essi hanno sulla costruzione e decorazione delle architetture. Proprio attraverso l’impiego e la frequenza di determinati litotipi che si acquisiscono contributi riguardo non solo l’edilizia pubblica e privata, ma che interessano ambiti sociali ed economici assai più ampi, che mettono in relazione la committenza con precise valenze ideologiche e di prestigio legate alla realizzazione dei monumenti. In questa ottica si inserisce il presente lavoro di ricerca, già avviato con lo studio sistematico dei reperti lapidei rinvenuti negli scavi della “Sergio Tacchini” nella città irpina di Aeclanum (Mirabella Eclano, AV); lo studio dei marmi antichi ha offerto la possibilità di intraprendere analisi architettoniche ed archeometriche nel tentativo di determinare i siti di estrazione, i litotipi, delineare gli aspetti strettamente legati alla circolazione, all’approvvigionamento dei centri campani in epoca imperiale, nonché alla ricontestualizzazione del materiale adespoto, nel tentativo di ricostruire gli alzati architettonici ed i materiali in essi adoperati. L’obiettivo principale di questo lavoro è stato incentrato sulla ricostruzione del rapporto tra committenza ed architettura sulla base dell'impiego e della circolazione del marmo in età romana, focalizzando l’attenzione sull’intero territorio dell’entroterra irpino-beneventano e nello specifico sui centri romani di Benevento ed Aeclanum. L’analisi architettonica e quantitativa degli elementi marmorei sono stati affrontati con la convinzione che oltre agli aspetti più specificatamente formali, questo filone di ricerca possa contribuire a una più complessiva ricostruzione delle dinamiche socio-economiche legate alla commercializzazione dei materiali lapidei, al loro sistema di smistamento e al significato simbolico legato all’impiego di particolari litotipi, in un'area da sempre legata a Roma da un rapporto privilegiato. L’abbondanza e la varietà di marmi antichi rinvenuti nei centri interni della Campania nel corso di indagini archeologiche negli ultimi 50 anni, è senza dubbio da attribuire alla centralità topografica e per certi versi strategica del territorio campano, in relazione al passaggio di arterie viarie di primaria importanza, quali la Via Appia, la Via Latina, la Via Traiana, e all’elevato livello di ricchezza raggiunto dalle élìtes cittadine che furono in grado di instaurare con il potere centrale legami forti e interessi duraturi nei secoli. Lo studio della decorazione architettonica e dei marmi colorati rappresenta in realtà un prezioso contributo sul conformismo romano rispetto a qualsiasi manifestazione artistica, dal momento che la priorità non era quella della originalità, ma dell’imitazione di modelli in uso nell’arte e nell’architettura ufficiale esprimendo attraverso la ripetizione di motivi architettonici e decorativi, di iconografie statuarie e di arredi, l’adesione al potere imperiale da parte delle classi dirigenti locali. In questo lavoro l’uso del marmo, la determinazione della sua provenienza in scultura e in architettura, la durata del suo impiego e lo studio preliminare della pratica del reimpiego hanno offerto notevoli informazioni sull’organizzazione e sui valori della società, consentendo di ricostruire gli aspetti alla base della scelta dei marmi, del ruolo degli arredi architettonici, nell’ideologia del tempo, nella quale la propaganda del committente, espressa attraverso il decus e il decor, aveva una enorme importanza, rispondendo al concetto di bello ideale e sovente al richiamo del gusto ellenizzante.
16-gen-2018
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1182649
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