Sulla base di un'estesa ricerca d'archivio, svolta sia archivi nazionali e locali sia in Italia che in Cina, si sono ricostruite e documentate le origini del principale fenomeno migratorio cinese radicatosi in Italia e in altri paesi dell'Europa continentale a partire dagli anni Venti del Novecento, quello dei migranti originari dell'entroterra di Wenzhou, nella regione costiera del Zhejiang. Alla ricerca d'archivio si è affiancata una ricerca sul campo nei villaggi d'origine degli emigranti cinesi in Cina, con la consultazione degli archivi storici locali e dei registri genealogici dei principali lignaggi protagonisti della migrazione. La documentazione raccolta, in massima parte inedita, ha consentito di compendiare la letteratura di riferimento in cinese e in altre lingue esistente sulle origini dell'immigrazione cinese in Europa facendo luce sul caso italiano, finora relativamente poco conosciuto. Dato che questa migrazione si è sviluppata e radicata nel contesto nazionale durante il regime fascista, il punto di partenza per la ricerca è stata la ricostruzione dell'identità delle persone cinesi insediatesi in Italia a partire dalla documentazione che il regime raccolse ai fini del controllo dei cinesi residenti sul territorio del Regno e, durante la Seconda guerra mondiale, ai fini dell'internamento di buona parte di loro in campi di concentramento. Nel corso della ricerca d'archivio è stato possibile reperire un certo numero di lettere scritte dagli internati, la cui traduzione ha permesso di comprendere meglio diversi aspetti della loro prigionia e delle loro vicissitudini precedenti all'internamento. Sulla scorta della ricerca svolta, si è potuto dimostrare che le migrazioni successive dal Zhejiang verso l'Italia del dopoguerra si sono innestate su quelle di una o due generazioni prima, coinvolgendo persone originarie dei medesimi villaggi, e appartenenti ai medesimi lignaggi, di chi era emigrati prima della Seconda guerra mondiale. Malgrado buona parte dei cinesi presenti in Italia al termine del secondo conflitto mondiale abbia scelto di essere rimpatriata nel 1946, un centinaio circa di loro scelse di rimanere, sposandosi con donne italiane e costituendo i principali nuclei della presenza cinese in Italia nei decenni a venire, soprattutto nelle città di Milano, Bologna, Genova, Torino, Roma e Firenze. Filo conduttore della ricostruzione storica sono non soltanto i documenti d'archivio, ma anche una ricca scelta di articoli di giornale tratti soprattutto dalle pagine di due quotidiani a tiratura nazionale: Il Corriere della Sera di Milano e la Stampa di Torino. L'identificazione di oltre il 60% dei cinesi internati in campi di concentramento ha permesso il riscontro puntuale e preciso con le fonti d'archivio cinesi, consentendo l'individuazione dei villaggi di provenienza e anche di formulare alcune ipotesi rispetto alle dinamiche migratorie e di costruzione d'impresa. La formazione delle prime attività economiche gestite da imprenditori cinesi è stata documentata a partire dai dati dell'archivio storico della Camera di Commercio di Milano, consentendo di tratteggiare la fisionomia del primo distretto etnico della lavorazione della finta pelle nel capoluogo lombardo. Alcuni tratti caratteristici del modello imprenditoriale cinese degli anni Trenta e Quaranta si preserveranno sostanzialmente intatti fino agli anni Ottanta, quando si riattiveranno pienamente i flussi migratori dal Zhejiang all'Europa.

L'immigrazione cinese nell'Italia fascista / BRIGADOI COLOGNA, Daniele. - (2017 Oct 05).

L'immigrazione cinese nell'Italia fascista

BRIGADOI COLOGNA, DANIELE
05/10/2017

Abstract

Sulla base di un'estesa ricerca d'archivio, svolta sia archivi nazionali e locali sia in Italia che in Cina, si sono ricostruite e documentate le origini del principale fenomeno migratorio cinese radicatosi in Italia e in altri paesi dell'Europa continentale a partire dagli anni Venti del Novecento, quello dei migranti originari dell'entroterra di Wenzhou, nella regione costiera del Zhejiang. Alla ricerca d'archivio si è affiancata una ricerca sul campo nei villaggi d'origine degli emigranti cinesi in Cina, con la consultazione degli archivi storici locali e dei registri genealogici dei principali lignaggi protagonisti della migrazione. La documentazione raccolta, in massima parte inedita, ha consentito di compendiare la letteratura di riferimento in cinese e in altre lingue esistente sulle origini dell'immigrazione cinese in Europa facendo luce sul caso italiano, finora relativamente poco conosciuto. Dato che questa migrazione si è sviluppata e radicata nel contesto nazionale durante il regime fascista, il punto di partenza per la ricerca è stata la ricostruzione dell'identità delle persone cinesi insediatesi in Italia a partire dalla documentazione che il regime raccolse ai fini del controllo dei cinesi residenti sul territorio del Regno e, durante la Seconda guerra mondiale, ai fini dell'internamento di buona parte di loro in campi di concentramento. Nel corso della ricerca d'archivio è stato possibile reperire un certo numero di lettere scritte dagli internati, la cui traduzione ha permesso di comprendere meglio diversi aspetti della loro prigionia e delle loro vicissitudini precedenti all'internamento. Sulla scorta della ricerca svolta, si è potuto dimostrare che le migrazioni successive dal Zhejiang verso l'Italia del dopoguerra si sono innestate su quelle di una o due generazioni prima, coinvolgendo persone originarie dei medesimi villaggi, e appartenenti ai medesimi lignaggi, di chi era emigrati prima della Seconda guerra mondiale. Malgrado buona parte dei cinesi presenti in Italia al termine del secondo conflitto mondiale abbia scelto di essere rimpatriata nel 1946, un centinaio circa di loro scelse di rimanere, sposandosi con donne italiane e costituendo i principali nuclei della presenza cinese in Italia nei decenni a venire, soprattutto nelle città di Milano, Bologna, Genova, Torino, Roma e Firenze. Filo conduttore della ricostruzione storica sono non soltanto i documenti d'archivio, ma anche una ricca scelta di articoli di giornale tratti soprattutto dalle pagine di due quotidiani a tiratura nazionale: Il Corriere della Sera di Milano e la Stampa di Torino. L'identificazione di oltre il 60% dei cinesi internati in campi di concentramento ha permesso il riscontro puntuale e preciso con le fonti d'archivio cinesi, consentendo l'individuazione dei villaggi di provenienza e anche di formulare alcune ipotesi rispetto alle dinamiche migratorie e di costruzione d'impresa. La formazione delle prime attività economiche gestite da imprenditori cinesi è stata documentata a partire dai dati dell'archivio storico della Camera di Commercio di Milano, consentendo di tratteggiare la fisionomia del primo distretto etnico della lavorazione della finta pelle nel capoluogo lombardo. Alcuni tratti caratteristici del modello imprenditoriale cinese degli anni Trenta e Quaranta si preserveranno sostanzialmente intatti fino agli anni Ottanta, quando si riattiveranno pienamente i flussi migratori dal Zhejiang all'Europa.
5-ott-2017
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