Stolen from the wetland during the ‘30s, the Agro Pontino is a fascinating area in which agricultural and industrial landscape are indissolubly tied. Among a net of canals and a mesh of roads lined with windbreaks, even today twenty-three sump-pumps work on this wide flatland located between Rome and Naples in order to avoid water dominates again. A pumping centrals network with the “case-cantoniere”, are scattered on the landscape, establishing an open-air museum capable of transmitting the knowledge of the history of Agro and of five new cities. Here, past and present, earth and water, memories and future are intersected, and they contaminate each other through a framework of ancient and contemporary paths, in which the industrial architecture of the hydraulic lifting centrals are the most significant components. Recognizing its distinguishing and potential features, this essay aims to suggest planning possibilities capable to preserve historical, architectural and environmental values of the territory and of each building located there and to enhance them as material and intangible heritage of the community. Large machines “live” inside the sump-pumps; connected to enormous pipes, they protrude on the outside and disappear in the waters. This territory played a lead role in the recent past not yet archived, it already shows the signs of the running of time. The state of neglect of the rural houses built for people responsible of the machinery, highlights the technologic shift due to mechanization. The neglect of two sump-pumps provides evidences of some phases of radical transformation. The abandoned building complex of Forcellata merits consideration. It was the first mechanic lifting centrals used to reclaim the land (1907). After it was dismissed (1927), the canal was diverted and the new pumping central was built. Within a framework of broader enhancement, the rehabilitation of Forcellata may represent the beginning of a project for reusing to narrate and to return to the communities of the Agro an essential part of their history.

Strappato alla palude dalle ingenti opere di bonifica idraulica realizzate negli anni ’30, l’Agro Pontino presenta il fascino insolito di un territorio ibrido, in cui paesaggio agricolo e realtà industriale si intrecciano indissolubilmente. Tra una fitta reti di canali e un’ordinata maglia di strade delineate da barriere frangivento, ventitré idrovore controllano ancora oggi questa vasta pianura fra Roma e Napoli affinché non venga di nuovo ingoiata dall’acqua. Il suggestivo sistema di impianti dal fascino futurista che, insieme a quello delle case cantoniere, punteggia tale paesaggio rappresenta il più importante “museo a cielo aperto” attraverso cui tramandare la conoscenza della storia che ha portato alla nascita dell’Agro Pontino e di cinque città nuove. Qui passato e presente, terra e acqua, memoria e futuro si intersecano e si contaminano attraverso un’intelaiatura di percorsi antichi e contemporanei che trova nelle architetture industriali degli impianti di sollevamento idraulico - oggi solo parzialmente in disuso - gli elementi più significativi. Custode della memoria di periodi storici che si sono susseguiti velocemente, il paesaggio odierno testimonia il carattere fortemente identitario di una struttura territoriale articolata e poco nota la cui memoria va conservata e attualizzata integrandola con la vita presente. A partire dalla individuazione dei suoi caratteri e potenzialità, il contributo proposto intende suggerire possibili scenari progettuali in grado di preservare la valenza storica, architettonica e paesaggistica dell’intero sistema e dei singoli manufatti e di valorizzarli in quanto patrimonio materiale e immateriale collettivo. Grandi macchine “abitano” ancora le ventitré idrovore; collegate a enormi tubi, esse si protendono energiche ed imponenti all’esterno fino a scomparire nell’acqua. Seppure protagonista di un passato recente ancora non archiviato, questo territorio mostra già i segni del trascorrere del tempo. L’attuale abbandono delle case coloniche destinate al controllo umano di ogni singolo impianto segnala il cambiamento tecnologico introdotto dalla meccanizzazione. Analogamente, la dismissione di due idrovore documenta alcune fasi di radicale trasformazione. A questo proposito, il complesso dismesso di Forcellata merita una riflessione. Costruito nel 1907, è stato il primo impianto di sollevamento meccanico utilizzato per bonificare la zona dalle acque della palude. Dopo la sua dismissione, nel 1927, il canale delle Acque Medie fu deviato e fu costruito l’impianto di Mazzocchio, ad oggi il più grande d’Europa. In un quadro di valorizzazione più ampia, la rigenerazione architettonica di Forcellata può rappresentare l’avvio di un vasto progetto di riuso per raccontare e restituire agli abitanti dell’Agro Pontino una parte fondamentale della loro storia.

Designing between land and water memory and future of the Agro Pontino / Argenti, Maria; Pecorilli, Sabrina; Percoco, Maura. - (2018), pp. 253-261. (Intervento presentato al convegno Tirana Architecture Week (TAW) 2018_International Scientific Conference tenutosi a Tirana).

Designing between land and water memory and future of the Agro Pontino

Maria Argenti;Sabrina Pecorilli;Maura Percoco
2018

Abstract

Stolen from the wetland during the ‘30s, the Agro Pontino is a fascinating area in which agricultural and industrial landscape are indissolubly tied. Among a net of canals and a mesh of roads lined with windbreaks, even today twenty-three sump-pumps work on this wide flatland located between Rome and Naples in order to avoid water dominates again. A pumping centrals network with the “case-cantoniere”, are scattered on the landscape, establishing an open-air museum capable of transmitting the knowledge of the history of Agro and of five new cities. Here, past and present, earth and water, memories and future are intersected, and they contaminate each other through a framework of ancient and contemporary paths, in which the industrial architecture of the hydraulic lifting centrals are the most significant components. Recognizing its distinguishing and potential features, this essay aims to suggest planning possibilities capable to preserve historical, architectural and environmental values of the territory and of each building located there and to enhance them as material and intangible heritage of the community. Large machines “live” inside the sump-pumps; connected to enormous pipes, they protrude on the outside and disappear in the waters. This territory played a lead role in the recent past not yet archived, it already shows the signs of the running of time. The state of neglect of the rural houses built for people responsible of the machinery, highlights the technologic shift due to mechanization. The neglect of two sump-pumps provides evidences of some phases of radical transformation. The abandoned building complex of Forcellata merits consideration. It was the first mechanic lifting centrals used to reclaim the land (1907). After it was dismissed (1927), the canal was diverted and the new pumping central was built. Within a framework of broader enhancement, the rehabilitation of Forcellata may represent the beginning of a project for reusing to narrate and to return to the communities of the Agro an essential part of their history.
2018
Tirana Architecture Week (TAW) 2018_International Scientific Conference
Strappato alla palude dalle ingenti opere di bonifica idraulica realizzate negli anni ’30, l’Agro Pontino presenta il fascino insolito di un territorio ibrido, in cui paesaggio agricolo e realtà industriale si intrecciano indissolubilmente. Tra una fitta reti di canali e un’ordinata maglia di strade delineate da barriere frangivento, ventitré idrovore controllano ancora oggi questa vasta pianura fra Roma e Napoli affinché non venga di nuovo ingoiata dall’acqua. Il suggestivo sistema di impianti dal fascino futurista che, insieme a quello delle case cantoniere, punteggia tale paesaggio rappresenta il più importante “museo a cielo aperto” attraverso cui tramandare la conoscenza della storia che ha portato alla nascita dell’Agro Pontino e di cinque città nuove. Qui passato e presente, terra e acqua, memoria e futuro si intersecano e si contaminano attraverso un’intelaiatura di percorsi antichi e contemporanei che trova nelle architetture industriali degli impianti di sollevamento idraulico - oggi solo parzialmente in disuso - gli elementi più significativi. Custode della memoria di periodi storici che si sono susseguiti velocemente, il paesaggio odierno testimonia il carattere fortemente identitario di una struttura territoriale articolata e poco nota la cui memoria va conservata e attualizzata integrandola con la vita presente. A partire dalla individuazione dei suoi caratteri e potenzialità, il contributo proposto intende suggerire possibili scenari progettuali in grado di preservare la valenza storica, architettonica e paesaggistica dell’intero sistema e dei singoli manufatti e di valorizzarli in quanto patrimonio materiale e immateriale collettivo. Grandi macchine “abitano” ancora le ventitré idrovore; collegate a enormi tubi, esse si protendono energiche ed imponenti all’esterno fino a scomparire nell’acqua. Seppure protagonista di un passato recente ancora non archiviato, questo territorio mostra già i segni del trascorrere del tempo. L’attuale abbandono delle case coloniche destinate al controllo umano di ogni singolo impianto segnala il cambiamento tecnologico introdotto dalla meccanizzazione. Analogamente, la dismissione di due idrovore documenta alcune fasi di radicale trasformazione. A questo proposito, il complesso dismesso di Forcellata merita una riflessione. Costruito nel 1907, è stato il primo impianto di sollevamento meccanico utilizzato per bonificare la zona dalle acque della palude. Dopo la sua dismissione, nel 1927, il canale delle Acque Medie fu deviato e fu costruito l’impianto di Mazzocchio, ad oggi il più grande d’Europa. In un quadro di valorizzazione più ampia, la rigenerazione architettonica di Forcellata può rappresentare l’avvio di un vasto progetto di riuso per raccontare e restituire agli abitanti dell’Agro Pontino una parte fondamentale della loro storia.
Agro Pontino; reclaim; sump-pump; Forcellata; landscape architecture
04 Pubblicazione in atti di convegno::04b Atto di convegno in volume
Designing between land and water memory and future of the Agro Pontino / Argenti, Maria; Pecorilli, Sabrina; Percoco, Maura. - (2018), pp. 253-261. (Intervento presentato al convegno Tirana Architecture Week (TAW) 2018_International Scientific Conference tenutosi a Tirana).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1182186
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