Tra le tombe della Necropoli di San Montano (Isola d’Ischia, antica Pitecusa), la nr. 168 (fine VIII sec. a.C.) contiene i resti di un individuo di sesso maschile, di età compresa tra i 12 e i 14 anni, accompagnati da uno dei corredi più cospicui mai rinvenuti in una tomba pitecusana: 27 reperti ceramici in tutto, di cui (caso unico) 4 crateri, 2 euboici e 2 locali. Tra i materiali ceramici, spicca una kotyle rodia (universalmente nota come Coppa di Nestore), risalente alla seconda metà dell’VIII sec. Su di essa, dopo la cottura, è stata incisa in alfabeto euboico un’iscrizione metrica di tre versi, in dialetto ionico. Nel v. 1 (trimetro giambico) la coppa identifica se stessa come proprietà di Nestore (secondo il modello delle iscrizioni di possesso), mentre i vv. 2-3 (esametri) contengono la più antica declinazione di un topos costitutivo della poesia simposiale greca, vale a dire l’associa- zione del vino e della pratica simpotica con l’elemento erotico. Sin dalla prima edizione del graffito, ha goduto di largo consenso l’ipotesi che il Nestore della coppa dovesse essere identificato con il Nestore re di Pilo, proprietario, secondo Omero, Iliade 11.632-637, di una sontuosa coppa, alla quale l’autore dei nostri versi avrebbe voluto in qualche modo alludere. Più recenti orientamenti critici escludono invece questa identificazione, e propongono di riconoscere in Nestore il reale proprie- tario della coppa, da identificarsi nel padre del fanciullo sepolto nella tomba, o forse nel fanciullo stesso, cui essa fu offerta come estremo simbolico dono delle gioie del simposio e dell’amore, che gli furono precluse da prematura morte.

Coppa di Nestore / Valerio, Francesco. - In: AXON. - ISSN 2532-6848. - ELETTRONICO. - 1:1(2017). [10.14277/2532-6848/Axon-1-1-17-1]

Coppa di Nestore

Valerio, Francesco
2017

Abstract

Tra le tombe della Necropoli di San Montano (Isola d’Ischia, antica Pitecusa), la nr. 168 (fine VIII sec. a.C.) contiene i resti di un individuo di sesso maschile, di età compresa tra i 12 e i 14 anni, accompagnati da uno dei corredi più cospicui mai rinvenuti in una tomba pitecusana: 27 reperti ceramici in tutto, di cui (caso unico) 4 crateri, 2 euboici e 2 locali. Tra i materiali ceramici, spicca una kotyle rodia (universalmente nota come Coppa di Nestore), risalente alla seconda metà dell’VIII sec. Su di essa, dopo la cottura, è stata incisa in alfabeto euboico un’iscrizione metrica di tre versi, in dialetto ionico. Nel v. 1 (trimetro giambico) la coppa identifica se stessa come proprietà di Nestore (secondo il modello delle iscrizioni di possesso), mentre i vv. 2-3 (esametri) contengono la più antica declinazione di un topos costitutivo della poesia simposiale greca, vale a dire l’associa- zione del vino e della pratica simpotica con l’elemento erotico. Sin dalla prima edizione del graffito, ha goduto di largo consenso l’ipotesi che il Nestore della coppa dovesse essere identificato con il Nestore re di Pilo, proprietario, secondo Omero, Iliade 11.632-637, di una sontuosa coppa, alla quale l’autore dei nostri versi avrebbe voluto in qualche modo alludere. Più recenti orientamenti critici escludono invece questa identificazione, e propongono di riconoscere in Nestore il reale proprie- tario della coppa, da identificarsi nel padre del fanciullo sepolto nella tomba, o forse nel fanciullo stesso, cui essa fu offerta come estremo simbolico dono delle gioie del simposio e dell’amore, che gli furono precluse da prematura morte.
2017
Nestor's cup; greek epigraphy; greek epigram; greek sympotic poetry; greek dialects; greek archaic alphabets
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Coppa di Nestore / Valerio, Francesco. - In: AXON. - ISSN 2532-6848. - ELETTRONICO. - 1:1(2017). [10.14277/2532-6848/Axon-1-1-17-1]
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