Dott.sa Giovanna Lo Monaco Abstract della tesi di dottorato: Dalla scrittura al gesto: gli scrittori della Neoavanguardia e il teatro Università La Sapienza -Dottorato di ricerca in Italianistica (XXIX ciclo) Il lavoro di ricerca Dalla scrittura al gesto: gli scrittori della Neoavanguardia e il teatro dimostra come il teatro si costituisca come un importante terreno di sperimentazione per la Neoavanguardia italiana e individua gli elementi che compongono il quadro di una comune poetica teatrale al suo interno, con riferimento specifico al Gruppo 63 e a quegli scrittori che non hanno fatto dell’attività teatrale il loro campo operativo principale, ma che dal punto di vista del poeta o del “narratore” si sono posti il problema della scrittura per il teatro. Il periodo preso in considerazione va di conseguenza dal 1959 fino al termine delle attività collettive del Gruppo 63. Nel Capitolo 0 della tesi, che si costituisce come una sorta di preambolo storico al complesso del lavoro, viene presentata una panoramica generale degli spettacoli in cui sono stati messi in scena testi degli scrittori del Gruppo 63 in collaborazione con i protagonisti del Nuovo teatro e si evidenziano i rapporti di attrazione reciproca, ma spesso di difficile collaborazione, tra le due avanguardie, quella letteraria e quella teatrale, attraverso gli studi di storia del teatro e i materiali rinvenuti nei fondi consultati, tra i quali il fondo Giuliani presso il Centro di ricerca di Pavia, il fondo Porta presso l’APICE di Milano, l’archivio Filippini e l’archivio Pagliarani. Viene inoltre evidenziato il ruolo del lavoro critico svolto sulle riviste legate alla Neoavanguardia dimostrando come l’apporto del Gruppo 63 rispetto al dibattito sul teatro in corso negli anni Sessanta sia stato di notevole rilevanza per quel che riguarda i problemi legati al testo drammatico e le modalità della messa in scena. Nel capitolo 1 si delinea in che misura gli scrittori presi in esame si siano posti il problema dello specifico teatrale, e, dunque, il problema della fruizione dell’“opera”, poiché la dimensione teatrale implica, come sottolineato da Pagliarani, la presenza dello spettatore e una dimensione esperienziale e collettiva della fruizione che non si riscontra in altre discipline artistiche. Vengono quindi individuati i principi teorici che strutturano l’elaborazione di un nuovo modello fruitivo, partendo da quello stabilito da Eco in Opera aperta, e analizzata in seguito la forte influenza in questo senso delle poetiche di Brecht e di Artaud, mettendo in evidenza come da un lato lo straniamento e dall’altro la gestualità vocale, dopo essere state preliminarmente assimilate all’interno del lavoro poetico, siano state in un certo senso “riapplicate” al teatro dagli autori del Gruppo, costituendosi come le strategie privilegiate attraverso cui si struttura una nuova forma della comunicazione artistica che punta al coinvolgimento massimo del pubblico stimolando al contempo una risposta critica e attiva da parte dello spettatore, e in opposizione al modello passivo e ipnotico della spettacolarità. Viene indefinitiva dimostrato come la sperimentazione teatrale si sviluppi all’interno del programma di rinnovamento culturale portato avanti dal Gruppo 63 nel senso di una vera e propria verifica delle poetiche già sperimentate nel campo propriamente letterario. Sulla base di queste premesse vengono in seguito esposte le modalità di intersezione interdisciplinare che ne derivano permettendo di comprendere come le sperimentazioni teatrali del Gruppo si inseriscono all’interno di una più generale teoria dell’“opera d’arte totale” che presuppone l’autonomia reciproca tra le discipline in gioco. Il problema delle modalità dai rapporti interdisciplinari si pone non solo nel momento in cui l’opera viene realizzata sulle scene, ma anche nel momento in cui viene propriamente progettata e scritta dall’autore: una delle questioni principali del lavoro consiste infatti nel capire come si pone la letteratura nei confronti della scena, ovvero nel comprendere fino a che punto e in quali termini questi scrittori si vedano e agiscano nei panni del drammaturgo, in un periodo in cui il rapporto tra testo e scena subisce delle forti modificazioni, inserendosi in quel processo definito da Bartolucci come scrittura scenica, che implica la collaborazione e l’interazione tra i diversi “attori” della produzione drammatica, scardinando il primato della drammaturgia resistito fino a quel momento nella pratica teatrale. L’analisi dei testi, condotta nel capitolo 2, mira dunque a evidenziare quale tipo di rapporto il testo voglia istaurare con la scena, analizzando nello specifico le scritture teatrali di alcuni singoli autori e quelle del Gruppo nel suo complesso per metterne in risalto le caratteristiche precipue e gli aspetti comuni sotto questo punto di vista. È stata individuata la natura della proposta drammaturgica mettendo in evidenza l’affinità con la nuova ritmica attuata dai Novissimi e con l’istanza antinaturalistica del romanzo sperimentale, oltre che l’influenza del modello teatrale di Beckett. La ricerca si sofferma in particolare su Pagliarani, Giuliani, Sanguineti, Manganelli e Filippini, ma emerge nel corso del lavoro anche l’importanza della figura di Balestrini, come promotore di un nuovo teatro non tanto e non solo a partire dal proprio specifico di letterato, ma anche come artista “totale”. A partire dal presupposto che l’interartisticità si costituisce come la chiave interpretativa necessaria per affrontare la questione teatrale a proposito della Neoavanguardia, nel capitolo 3 viene approfondito il paradigma dell’intersezione artistica nei suoi aspetti costitutivi attraverso l’analisi delle opere per il Teatro musicale di Pagliarani, Sanguineti e Balestrini, realizzate in collaborazione con importanti rappresentanti della musica atonale come Berio, Fellegara, Gelmetti, Clementi e Paccagnini; la seconda parte del capitolo è invece dedica all’analisi delle modalità di collaborazione con i protagonisti dell’avanguardia teatrale - in particolare Quartucci, Ricci, Gozzi e Dewey - e con alcuni pittori esponenti della Nuova figurazione - Scialoja, Perilli e Novelli - attraverso la ricostruzione dettagliata degli spettacoli collettivi del Gruppo 63 e di alcuni singoli spettacoli tra i più rilevanti, mettendo in evidenza le affinità e le differenze con esperienze internazionali come il Living Theatre o le varie forme dell’happening. Si mette in evidenza, portando a conclusione le premesse del lavoro, come queste sperimentazioni teatrali rispondano in definitiva a una profonda istanza relazionale che riguarda non solo i rapporti tra i letterati e gli artisti, ma anche tra la letteratura e il suo pubblico. Una tabella cronologica degli spettacoli inserita in appendice permette di restituire in maniera sintetica e immediata la mole e la frequenza delle rappresentazioni; in appendice sono state inerite anche le schede teatrografiche dei singoli spettacoli - contenenti informazioni sui testi rappresentati, sugli interpreti, la bibliografia e le fotografie relative - e alcuni testi inediti, teatrali e di poetica autoriale, rinvenuti negli archivi.

Dalla scrittura al gesto: gli scrittori della Neoavanguardia e il teatro / LO MONACO, Giovanna. - (2018 Feb 20).

Dalla scrittura al gesto: gli scrittori della Neoavanguardia e il teatro

LO MONACO, GIOVANNA
20/02/2018

Abstract

Dott.sa Giovanna Lo Monaco Abstract della tesi di dottorato: Dalla scrittura al gesto: gli scrittori della Neoavanguardia e il teatro Università La Sapienza -Dottorato di ricerca in Italianistica (XXIX ciclo) Il lavoro di ricerca Dalla scrittura al gesto: gli scrittori della Neoavanguardia e il teatro dimostra come il teatro si costituisca come un importante terreno di sperimentazione per la Neoavanguardia italiana e individua gli elementi che compongono il quadro di una comune poetica teatrale al suo interno, con riferimento specifico al Gruppo 63 e a quegli scrittori che non hanno fatto dell’attività teatrale il loro campo operativo principale, ma che dal punto di vista del poeta o del “narratore” si sono posti il problema della scrittura per il teatro. Il periodo preso in considerazione va di conseguenza dal 1959 fino al termine delle attività collettive del Gruppo 63. Nel Capitolo 0 della tesi, che si costituisce come una sorta di preambolo storico al complesso del lavoro, viene presentata una panoramica generale degli spettacoli in cui sono stati messi in scena testi degli scrittori del Gruppo 63 in collaborazione con i protagonisti del Nuovo teatro e si evidenziano i rapporti di attrazione reciproca, ma spesso di difficile collaborazione, tra le due avanguardie, quella letteraria e quella teatrale, attraverso gli studi di storia del teatro e i materiali rinvenuti nei fondi consultati, tra i quali il fondo Giuliani presso il Centro di ricerca di Pavia, il fondo Porta presso l’APICE di Milano, l’archivio Filippini e l’archivio Pagliarani. Viene inoltre evidenziato il ruolo del lavoro critico svolto sulle riviste legate alla Neoavanguardia dimostrando come l’apporto del Gruppo 63 rispetto al dibattito sul teatro in corso negli anni Sessanta sia stato di notevole rilevanza per quel che riguarda i problemi legati al testo drammatico e le modalità della messa in scena. Nel capitolo 1 si delinea in che misura gli scrittori presi in esame si siano posti il problema dello specifico teatrale, e, dunque, il problema della fruizione dell’“opera”, poiché la dimensione teatrale implica, come sottolineato da Pagliarani, la presenza dello spettatore e una dimensione esperienziale e collettiva della fruizione che non si riscontra in altre discipline artistiche. Vengono quindi individuati i principi teorici che strutturano l’elaborazione di un nuovo modello fruitivo, partendo da quello stabilito da Eco in Opera aperta, e analizzata in seguito la forte influenza in questo senso delle poetiche di Brecht e di Artaud, mettendo in evidenza come da un lato lo straniamento e dall’altro la gestualità vocale, dopo essere state preliminarmente assimilate all’interno del lavoro poetico, siano state in un certo senso “riapplicate” al teatro dagli autori del Gruppo, costituendosi come le strategie privilegiate attraverso cui si struttura una nuova forma della comunicazione artistica che punta al coinvolgimento massimo del pubblico stimolando al contempo una risposta critica e attiva da parte dello spettatore, e in opposizione al modello passivo e ipnotico della spettacolarità. Viene indefinitiva dimostrato come la sperimentazione teatrale si sviluppi all’interno del programma di rinnovamento culturale portato avanti dal Gruppo 63 nel senso di una vera e propria verifica delle poetiche già sperimentate nel campo propriamente letterario. Sulla base di queste premesse vengono in seguito esposte le modalità di intersezione interdisciplinare che ne derivano permettendo di comprendere come le sperimentazioni teatrali del Gruppo si inseriscono all’interno di una più generale teoria dell’“opera d’arte totale” che presuppone l’autonomia reciproca tra le discipline in gioco. Il problema delle modalità dai rapporti interdisciplinari si pone non solo nel momento in cui l’opera viene realizzata sulle scene, ma anche nel momento in cui viene propriamente progettata e scritta dall’autore: una delle questioni principali del lavoro consiste infatti nel capire come si pone la letteratura nei confronti della scena, ovvero nel comprendere fino a che punto e in quali termini questi scrittori si vedano e agiscano nei panni del drammaturgo, in un periodo in cui il rapporto tra testo e scena subisce delle forti modificazioni, inserendosi in quel processo definito da Bartolucci come scrittura scenica, che implica la collaborazione e l’interazione tra i diversi “attori” della produzione drammatica, scardinando il primato della drammaturgia resistito fino a quel momento nella pratica teatrale. L’analisi dei testi, condotta nel capitolo 2, mira dunque a evidenziare quale tipo di rapporto il testo voglia istaurare con la scena, analizzando nello specifico le scritture teatrali di alcuni singoli autori e quelle del Gruppo nel suo complesso per metterne in risalto le caratteristiche precipue e gli aspetti comuni sotto questo punto di vista. È stata individuata la natura della proposta drammaturgica mettendo in evidenza l’affinità con la nuova ritmica attuata dai Novissimi e con l’istanza antinaturalistica del romanzo sperimentale, oltre che l’influenza del modello teatrale di Beckett. La ricerca si sofferma in particolare su Pagliarani, Giuliani, Sanguineti, Manganelli e Filippini, ma emerge nel corso del lavoro anche l’importanza della figura di Balestrini, come promotore di un nuovo teatro non tanto e non solo a partire dal proprio specifico di letterato, ma anche come artista “totale”. A partire dal presupposto che l’interartisticità si costituisce come la chiave interpretativa necessaria per affrontare la questione teatrale a proposito della Neoavanguardia, nel capitolo 3 viene approfondito il paradigma dell’intersezione artistica nei suoi aspetti costitutivi attraverso l’analisi delle opere per il Teatro musicale di Pagliarani, Sanguineti e Balestrini, realizzate in collaborazione con importanti rappresentanti della musica atonale come Berio, Fellegara, Gelmetti, Clementi e Paccagnini; la seconda parte del capitolo è invece dedica all’analisi delle modalità di collaborazione con i protagonisti dell’avanguardia teatrale - in particolare Quartucci, Ricci, Gozzi e Dewey - e con alcuni pittori esponenti della Nuova figurazione - Scialoja, Perilli e Novelli - attraverso la ricostruzione dettagliata degli spettacoli collettivi del Gruppo 63 e di alcuni singoli spettacoli tra i più rilevanti, mettendo in evidenza le affinità e le differenze con esperienze internazionali come il Living Theatre o le varie forme dell’happening. Si mette in evidenza, portando a conclusione le premesse del lavoro, come queste sperimentazioni teatrali rispondano in definitiva a una profonda istanza relazionale che riguarda non solo i rapporti tra i letterati e gli artisti, ma anche tra la letteratura e il suo pubblico. Una tabella cronologica degli spettacoli inserita in appendice permette di restituire in maniera sintetica e immediata la mole e la frequenza delle rappresentazioni; in appendice sono state inerite anche le schede teatrografiche dei singoli spettacoli - contenenti informazioni sui testi rappresentati, sugli interpreti, la bibliografia e le fotografie relative - e alcuni testi inediti, teatrali e di poetica autoriale, rinvenuti negli archivi.
20-feb-2018
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