Il paesaggio è usualmente considerato il risultato della combinazione dinamica di un insieme di elementi, fisici, biologici ed antropici e non una semplice addizione di elementi geografici distinti (Asensi et al 1993). Una minima modifica di questi elementi può alterare quello che percepiamo come paesaggio. Gli effetti di degrado del paesaggio possono manifestarsi anche per una minima destabilizzazione dei luoghi con possibili elementi di pericolosità per le componenti biotica, antropica e culturale. Il dissesto idrogeologico sulla Terra ha causato migliaia di vittime solo negli ultimi cento anni: le esondazioni e le colate detritiche, sempre più frequenti a causa di un cambiamento globale del clima e spesso di una scellerata pressione antropica, hanno causato solo in Italia la perdita di oltre 4000 vite umane con danni dell’ordine di centinaia di miliardi di euro. I fenomeni franosi sono una delle principali cause, che possono determinare una profonda alterazione del paesaggio. La maggioranza degli eventi di dissesto in Italia sono infatti di natura profonda: coinvolgono dunque ingenti quantitativi di terreno e richiedono un lavoro di stabilizzazione e ripristino con indagini e progettazioni estremamente invasive tramite lavori di cementificazione e di imbrigliamento dei versanti, che portano a modificare radicalmente il paesaggio. In quantità minore e al contempo di minor impatto ambientale ed economico sono gli scorrimenti superficiali. Nella maggioranza di questi casi si ricorre a metodologie meno invasive e di minore impatto visivo e ambientale. Questa tesi di dottorato di ricerca si è proposto l’obiettivo di mettere a punto una metodologia di lavoro che possa consentire interventi preventivi prima che si verifichino eventi di dissesto, ossia sviluppare un modello di previsione per individuare azioni di prevenzione nelle fasi pianificazione territoriale basate su procedimenti di riqualificazione più in sintonia con il paesaggio. Per poter stabilire quali aree possano subire fenomeni gravitativi è stato implementato un modello matematico-probabilistico, al fine di simulare i possibili scenari di dissesto idrogeologico o di stabilità attraverso il modello Shallow Landslide Stability Index (SLSI). Il modello è stato compilato su piattaforma “Gis” e permette di definire (in base alla teoria del Topmodel sviluppata da Beven et al, 1994) le caratteristiche fisiche del versante, tenendo conto del suo andamento morfologico ed idrologico. In questa tesi di dottorato il modello SLSI è stato utilizzato per valutare potenziale propensione al franamento superficiale del bacino del Bonis in provincia di Cosenza. Secondo lo schema di calcolo del modello le condizioni di stabilità di un versante vengono descritte tramite un semplice modello idrologico stazionario ed espresse in funzione dell’area contribuente, della pendenza locale, dell’intensità di pioggia, nonché delle caratteristiche idrologiche e geomeccaniche del terreno. Il risultato finale del modello si estrinseca nella restituzione di un indice di stabilità spazialmente distribuito, la cui accuratezza è strettamente legata all’accuratezza del modello digitale del terreno utilizzato. In questo lavoro è stato utilizzato un modello digitale del terreno (DTM) con celle di 1 m2 di alta qualità, basati su rilievi condotti con tecniche LiDAR (Laser Imaging Detection and Ranging). Il modello SLSI è stato anche utilizzato per determinare il rischio idrogeologico all’interno della città di Roma, più precisamente nell’area protetta di Monte Mario. Tenendo conto della tipologia dell’area esaminata, sono stati simulati alcuni scenari d’intervento con la messa a dimora di giovani alberi autoctoni, per mantenere inalterata l’area da un punto di vista sia paesaggistico che biologico e per aumentarne conseguente la biodiversità, grazie anche all’instaurarsi di un ambiente idoneo ad ospitare numerose specie animali.

Paesaggi e stabilità del territorio: proposta di una nuova metodologia di previsione del dissesto idrogeologico a supporto della gestione dei paesaggi forestali / Moresi, FEDERICO VALERIO. - (2018 Mar 07).

Paesaggi e stabilità del territorio: proposta di una nuova metodologia di previsione del dissesto idrogeologico a supporto della gestione dei paesaggi forestali.

MORESI, FEDERICO VALERIO
07/03/2018

Abstract

Il paesaggio è usualmente considerato il risultato della combinazione dinamica di un insieme di elementi, fisici, biologici ed antropici e non una semplice addizione di elementi geografici distinti (Asensi et al 1993). Una minima modifica di questi elementi può alterare quello che percepiamo come paesaggio. Gli effetti di degrado del paesaggio possono manifestarsi anche per una minima destabilizzazione dei luoghi con possibili elementi di pericolosità per le componenti biotica, antropica e culturale. Il dissesto idrogeologico sulla Terra ha causato migliaia di vittime solo negli ultimi cento anni: le esondazioni e le colate detritiche, sempre più frequenti a causa di un cambiamento globale del clima e spesso di una scellerata pressione antropica, hanno causato solo in Italia la perdita di oltre 4000 vite umane con danni dell’ordine di centinaia di miliardi di euro. I fenomeni franosi sono una delle principali cause, che possono determinare una profonda alterazione del paesaggio. La maggioranza degli eventi di dissesto in Italia sono infatti di natura profonda: coinvolgono dunque ingenti quantitativi di terreno e richiedono un lavoro di stabilizzazione e ripristino con indagini e progettazioni estremamente invasive tramite lavori di cementificazione e di imbrigliamento dei versanti, che portano a modificare radicalmente il paesaggio. In quantità minore e al contempo di minor impatto ambientale ed economico sono gli scorrimenti superficiali. Nella maggioranza di questi casi si ricorre a metodologie meno invasive e di minore impatto visivo e ambientale. Questa tesi di dottorato di ricerca si è proposto l’obiettivo di mettere a punto una metodologia di lavoro che possa consentire interventi preventivi prima che si verifichino eventi di dissesto, ossia sviluppare un modello di previsione per individuare azioni di prevenzione nelle fasi pianificazione territoriale basate su procedimenti di riqualificazione più in sintonia con il paesaggio. Per poter stabilire quali aree possano subire fenomeni gravitativi è stato implementato un modello matematico-probabilistico, al fine di simulare i possibili scenari di dissesto idrogeologico o di stabilità attraverso il modello Shallow Landslide Stability Index (SLSI). Il modello è stato compilato su piattaforma “Gis” e permette di definire (in base alla teoria del Topmodel sviluppata da Beven et al, 1994) le caratteristiche fisiche del versante, tenendo conto del suo andamento morfologico ed idrologico. In questa tesi di dottorato il modello SLSI è stato utilizzato per valutare potenziale propensione al franamento superficiale del bacino del Bonis in provincia di Cosenza. Secondo lo schema di calcolo del modello le condizioni di stabilità di un versante vengono descritte tramite un semplice modello idrologico stazionario ed espresse in funzione dell’area contribuente, della pendenza locale, dell’intensità di pioggia, nonché delle caratteristiche idrologiche e geomeccaniche del terreno. Il risultato finale del modello si estrinseca nella restituzione di un indice di stabilità spazialmente distribuito, la cui accuratezza è strettamente legata all’accuratezza del modello digitale del terreno utilizzato. In questo lavoro è stato utilizzato un modello digitale del terreno (DTM) con celle di 1 m2 di alta qualità, basati su rilievi condotti con tecniche LiDAR (Laser Imaging Detection and Ranging). Il modello SLSI è stato anche utilizzato per determinare il rischio idrogeologico all’interno della città di Roma, più precisamente nell’area protetta di Monte Mario. Tenendo conto della tipologia dell’area esaminata, sono stati simulati alcuni scenari d’intervento con la messa a dimora di giovani alberi autoctoni, per mantenere inalterata l’area da un punto di vista sia paesaggistico che biologico e per aumentarne conseguente la biodiversità, grazie anche all’instaurarsi di un ambiente idoneo ad ospitare numerose specie animali.
7-mar-2018
File allegati a questo prodotto
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1089235
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact