Certamente la storia d’Albania, un territorio da sempre ai confini di grandi imperi, una terra sempre in bilico tra l’est e l’ovest, che ha fatto sempre fatica a raggiungere la sua unità territoriale, etnica e politica, non può essere studiata senza conoscere bene la storia degli antichi e medievali imperi nei quali ha fatto parte e la storia dei vicini specialmente quella italiana, con la quale sicuramente ha un legame imprescindibile. Il momento della nascita della consapevolezza di una diversità nazionale trovò questo territorio come periferia occidentale - non solo geograficamente - dell’Impero ottomano, con una popolazione che a parte la solidarietà nazionale, si trovava con diverse religioni che avevano influito anche nella organizzazione della vita giuridica e sociale. Indipendentemente da questo, nel campo giuridico esistevano già ai primi del medioevo dei “Kanun” e statuti laici che erano basati su consuetudini puramente albanesi forse non influenzate dagli fattori esterni. Partendo già dal medioevo l’influenza occidentale è stata enorme, questo dovuto anche e soprattutto agli scambi commerciali e ai rapporti instaurati con l’Italia. A partire dall’occupazione ottomana abbiamo visto che il quadro normativo formale si è dovuto adeguare alla nuova realtà e alle nuove imposizioni dell’occupatore. Ciononostante, soprattutto nei territori del nord e nord-est il quadro normativo non si è adeguato del tutto alle regole imposte dall’occupatore ottomano. In questi territori la maggior parte della popolazione continuo ad applicare le regole dettate nei Kanun, specialmente in materia di successioni. Con riguardo alla successione testamentaria le regole previste nei “Kanun”, in esse non era contemplata la successione testamentaria, rendendo così il patrimonio personale indisponibile ma come bene comune di tutta la famiglia. Invece nelle previsioni degli statuti di diverse città, come Scutari e Korca, abbiamo riscontrato che il diritto di disporre del proprio patrimonio tramite testamento veniva riconosciuto e garantito. Questo dovuto agli molti contatti, soprattutto commerciali, con i paesi dell’occidente. Nel 1912 con l’avvento dell’indipendenza si registrano diversi tentativi di trasformazione del quadro normativo albanese al fine di renderlo più aderente agli ordinamenti degli stati dell’Europa dell’ovest. In detto periodo l’influenza dell’Italia è stata predominante, visto anche i rapporti instaurati tra i due stati. La stretta collaborazione tra l’Italia e l’Albania porto all’emanazione nel 1929 del Codice Civile, nel quale trovò albergo anche l’istituto della successione. Dopo la fine della seconda guerra mondiale e l’instaurarsi della Repubblica popolare d’Albania l’istituto della successione ebbe molti cambiamenti, venendo sempre a ridursi in favore dell’ordine sociale del tempo. In quel periodo abbiamo visto una progressiva “aggressione” all’istituto dell’eredità, fino ad arrivare a delle correnti ideologiche di cancellarlo del tutto. Nel 1976 con il cambiamento della nomenclatura della Repubblica popolare socialista, segue l’emanazione del Codice Civile del 1982 e, l’istituto dell’eredità ebbe dei cambiamenti in tutta la sua interezza. Se si considera poi che in questo codice non sono stati inclusi istituti importanti dell’eredità, come ad esempio quello del pegno, si quietamente affermare che il predetto codice ha segnato una regressione - imposta dalla goovernance ideologica - ed un impoverimento del tutto il sistema del diritto civile in Albania e, quindi, fisiologicamente, ncludendo qui anche l’istituto dell’eredità. Nel 1991 con la caduta del regime dittatoriale, l’Albania ha fatto progressi, emanando, nell’ambito della modernizzazione di matrice occidentale del tutto l’ordinamento giuridico, un nuovo codice civile le cui norme disciplinano specificatamente la successione ed il testamento. Siamo arrivati ai giorni d’oggi, seppure con una nuova e contemporanea normativa sulla successione, con diverse insicurezze che ricordano molto la storia del passato, per quanto riguarda l’applicazione effettiva della legge. In una realtà di grande mobilità demografica come quella attuale, le persone nascono in un paese, si sviluppano in una vita sociale accumulando ricchezza cambiando diversi stati, e può darsi che al momento dell’apertura della successione si trovino da una altra parte ancora. Da qui nascono i complicati quesiti sulla legge applicabile, sulla competenza giurisdizionale, e sulle procedure applicabili. Forse è vero l’aforismo di Manzoni: “la storia insegna che la storia non insegna nulla” ma sicuramente non solo l’Albania ma tutta l’Europa necessità di una rapida armonizzazione della normativa in generale e specialmente quella della successione. Tutto questo non si può realizzare realmente in tempi veloci, che con il recepimento dell’acquis communitaire e proprio su questo argomento si è fermati all’ultimo capitolo prendendo come esempio lo Stato italiano.

L’EVOLUZIONE STORICO-GIURIDICA DELL’ISTITUTO DELLA SUCCESSIONE TESTAMENTARIA IN ALBANIA / Karakushi, Shpetim. - (2018 Feb 20).

L’EVOLUZIONE STORICO-GIURIDICA DELL’ISTITUTO DELLA SUCCESSIONE TESTAMENTARIA IN ALBANIA

KARAKUSHI, SHPETIM
20/02/2018

Abstract

Certamente la storia d’Albania, un territorio da sempre ai confini di grandi imperi, una terra sempre in bilico tra l’est e l’ovest, che ha fatto sempre fatica a raggiungere la sua unità territoriale, etnica e politica, non può essere studiata senza conoscere bene la storia degli antichi e medievali imperi nei quali ha fatto parte e la storia dei vicini specialmente quella italiana, con la quale sicuramente ha un legame imprescindibile. Il momento della nascita della consapevolezza di una diversità nazionale trovò questo territorio come periferia occidentale - non solo geograficamente - dell’Impero ottomano, con una popolazione che a parte la solidarietà nazionale, si trovava con diverse religioni che avevano influito anche nella organizzazione della vita giuridica e sociale. Indipendentemente da questo, nel campo giuridico esistevano già ai primi del medioevo dei “Kanun” e statuti laici che erano basati su consuetudini puramente albanesi forse non influenzate dagli fattori esterni. Partendo già dal medioevo l’influenza occidentale è stata enorme, questo dovuto anche e soprattutto agli scambi commerciali e ai rapporti instaurati con l’Italia. A partire dall’occupazione ottomana abbiamo visto che il quadro normativo formale si è dovuto adeguare alla nuova realtà e alle nuove imposizioni dell’occupatore. Ciononostante, soprattutto nei territori del nord e nord-est il quadro normativo non si è adeguato del tutto alle regole imposte dall’occupatore ottomano. In questi territori la maggior parte della popolazione continuo ad applicare le regole dettate nei Kanun, specialmente in materia di successioni. Con riguardo alla successione testamentaria le regole previste nei “Kanun”, in esse non era contemplata la successione testamentaria, rendendo così il patrimonio personale indisponibile ma come bene comune di tutta la famiglia. Invece nelle previsioni degli statuti di diverse città, come Scutari e Korca, abbiamo riscontrato che il diritto di disporre del proprio patrimonio tramite testamento veniva riconosciuto e garantito. Questo dovuto agli molti contatti, soprattutto commerciali, con i paesi dell’occidente. Nel 1912 con l’avvento dell’indipendenza si registrano diversi tentativi di trasformazione del quadro normativo albanese al fine di renderlo più aderente agli ordinamenti degli stati dell’Europa dell’ovest. In detto periodo l’influenza dell’Italia è stata predominante, visto anche i rapporti instaurati tra i due stati. La stretta collaborazione tra l’Italia e l’Albania porto all’emanazione nel 1929 del Codice Civile, nel quale trovò albergo anche l’istituto della successione. Dopo la fine della seconda guerra mondiale e l’instaurarsi della Repubblica popolare d’Albania l’istituto della successione ebbe molti cambiamenti, venendo sempre a ridursi in favore dell’ordine sociale del tempo. In quel periodo abbiamo visto una progressiva “aggressione” all’istituto dell’eredità, fino ad arrivare a delle correnti ideologiche di cancellarlo del tutto. Nel 1976 con il cambiamento della nomenclatura della Repubblica popolare socialista, segue l’emanazione del Codice Civile del 1982 e, l’istituto dell’eredità ebbe dei cambiamenti in tutta la sua interezza. Se si considera poi che in questo codice non sono stati inclusi istituti importanti dell’eredità, come ad esempio quello del pegno, si quietamente affermare che il predetto codice ha segnato una regressione - imposta dalla goovernance ideologica - ed un impoverimento del tutto il sistema del diritto civile in Albania e, quindi, fisiologicamente, ncludendo qui anche l’istituto dell’eredità. Nel 1991 con la caduta del regime dittatoriale, l’Albania ha fatto progressi, emanando, nell’ambito della modernizzazione di matrice occidentale del tutto l’ordinamento giuridico, un nuovo codice civile le cui norme disciplinano specificatamente la successione ed il testamento. Siamo arrivati ai giorni d’oggi, seppure con una nuova e contemporanea normativa sulla successione, con diverse insicurezze che ricordano molto la storia del passato, per quanto riguarda l’applicazione effettiva della legge. In una realtà di grande mobilità demografica come quella attuale, le persone nascono in un paese, si sviluppano in una vita sociale accumulando ricchezza cambiando diversi stati, e può darsi che al momento dell’apertura della successione si trovino da una altra parte ancora. Da qui nascono i complicati quesiti sulla legge applicabile, sulla competenza giurisdizionale, e sulle procedure applicabili. Forse è vero l’aforismo di Manzoni: “la storia insegna che la storia non insegna nulla” ma sicuramente non solo l’Albania ma tutta l’Europa necessità di una rapida armonizzazione della normativa in generale e specialmente quella della successione. Tutto questo non si può realizzare realmente in tempi veloci, che con il recepimento dell’acquis communitaire e proprio su questo argomento si è fermati all’ultimo capitolo prendendo come esempio lo Stato italiano.
20-feb-2018
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