Little attention has been given by Italian and foreign scholars to the Italian role in the implementation of the "final solution". The essay scrutinizes the studies on that topic which mainly influenced the Anglo-Saxon historiography. The cliché of the "good Italian" also had a major relevance for foreign historians at least until the Nineties. The end of the Cold War somehow conditioned a new approach which is represented by studies as those of Susan Zuccotti and Jonathan Steinberg. Zuccotti, studying the Italian situation, highlighted the contradictory Italian behaviour with the Jews in the occupied areas. Steinberg goes into details, and his study still seems the most exhaustive. In fact, the American historian works on numerous documents of Italian and German archives, in order to understand how the Holocaust influenced Axis' relations. Steinberg identifies the Balkan events as the touchstone of the complex relationship between Rome and Berlin. This Nineties' study can be still considered fundamental to anyone who approaches this subject with some limits. In some cases the legacy of the cliché still emerges. The "good Italian", indeed, has also been used by the Italian authorities and their Western Allies with the political purpose to dissociate themselves from the fascist experience.

Partendo dalla considerazione che il ruolo italiano nell'attuazione della "soluzione finale" non ha ricevuto molta attenzione sia dagli studiosi italiani sia da quelli stranieri, il saggio analizza gli studi sul tema che hanno avuto maggior importanza nella storiografia anglosassone. Se in un primo momento il cliché del "buon italiano" aveva condizionato in parte anche gli storici stranieri, a partire dagli anni Novanta con la fine della Guerra Fredda si è registrata un'inversione di tendenza grazie al lavoro di storici come Susan Zuccotti e Jonathan Steinberg. La Zuccotti pur occupandosi della situazione italiana rileva l'atteggiamento contraddittorio delle autorità di Roma nei confronti degli ebrei nelle zone di occupazione lasciando la questione aperta. La risposta di Steinberg appare ancora oggi come la più esaustiva. Lo storico americano lavora infatti su numerosi documenti degli archivi italiani e tedeschi ponendosi come principale quesito proprio in che modo l'Olocausto influenzò i rapporti tra i paesi dell'Asse e individuando negli avvenimenti balcanici una cartina di tornasole della complessa relazione tra Roma e Berlino. Questo studio degli anni Novanta si può considerare come imprenscindibile per chiunque si avvicini a questo tema seppur con dei limiti, per cui in alcuni casi ancora emerge il retaggio del cliché, utilizzato spesso anche a scopo politico perché utile per le autorità italiane e dei Paesi alleati al fine di prendere le distanze dall'esperienza fascista.

La storiografia anglosassone, gli italiani e la Shoah nei Balcani / Bianchi, Viviana. - STAMPA. - (2017), pp. 81-89.

La storiografia anglosassone, gli italiani e la Shoah nei Balcani

Bianchi Viviana
2017

Abstract

Little attention has been given by Italian and foreign scholars to the Italian role in the implementation of the "final solution". The essay scrutinizes the studies on that topic which mainly influenced the Anglo-Saxon historiography. The cliché of the "good Italian" also had a major relevance for foreign historians at least until the Nineties. The end of the Cold War somehow conditioned a new approach which is represented by studies as those of Susan Zuccotti and Jonathan Steinberg. Zuccotti, studying the Italian situation, highlighted the contradictory Italian behaviour with the Jews in the occupied areas. Steinberg goes into details, and his study still seems the most exhaustive. In fact, the American historian works on numerous documents of Italian and German archives, in order to understand how the Holocaust influenced Axis' relations. Steinberg identifies the Balkan events as the touchstone of the complex relationship between Rome and Berlin. This Nineties' study can be still considered fundamental to anyone who approaches this subject with some limits. In some cases the legacy of the cliché still emerges. The "good Italian", indeed, has also been used by the Italian authorities and their Western Allies with the political purpose to dissociate themselves from the fascist experience.
2017
REMSHOA. L’Italia, la Shoah, la memoria
978-88-9377-038-5
Partendo dalla considerazione che il ruolo italiano nell'attuazione della "soluzione finale" non ha ricevuto molta attenzione sia dagli studiosi italiani sia da quelli stranieri, il saggio analizza gli studi sul tema che hanno avuto maggior importanza nella storiografia anglosassone. Se in un primo momento il cliché del "buon italiano" aveva condizionato in parte anche gli storici stranieri, a partire dagli anni Novanta con la fine della Guerra Fredda si è registrata un'inversione di tendenza grazie al lavoro di storici come Susan Zuccotti e Jonathan Steinberg. La Zuccotti pur occupandosi della situazione italiana rileva l'atteggiamento contraddittorio delle autorità di Roma nei confronti degli ebrei nelle zone di occupazione lasciando la questione aperta. La risposta di Steinberg appare ancora oggi come la più esaustiva. Lo storico americano lavora infatti su numerosi documenti degli archivi italiani e tedeschi ponendosi come principale quesito proprio in che modo l'Olocausto influenzò i rapporti tra i paesi dell'Asse e individuando negli avvenimenti balcanici una cartina di tornasole della complessa relazione tra Roma e Berlino. Questo studio degli anni Novanta si può considerare come imprenscindibile per chiunque si avvicini a questo tema seppur con dei limiti, per cui in alcuni casi ancora emerge il retaggio del cliché, utilizzato spesso anche a scopo politico perché utile per le autorità italiane e dei Paesi alleati al fine di prendere le distanze dall'esperienza fascista.
Olocausto; Seconda Guerra Mondiale; Fascismo
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
La storiografia anglosassone, gli italiani e la Shoah nei Balcani / Bianchi, Viviana. - STAMPA. - (2017), pp. 81-89.
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