This article discusses some of the recent narratives of India’s Bagh- dadi Jews, looking at the way works of literature have been recasting this community as an Indian minority referred to as ‘Indian Jewish’ or, more specifically, ‘Calcutta Jewish’. Indulging into nostalgic memory building, adopting literature as a strategical practice of history-writing and engag- ing into an archaeology of cultural performances, two women authors of Baghdadi Jewish descent have retrieved past lives and memories along the «sensory geographies» of India’s most vibrant colonial city: Calcutta. Since 2001 renamed Kolkata, the city has undergone deep changes in postcolonial times and yet remains the perfect canvas where to perform a new hybrid subjectivity, that of the Indian Jew – or ‘Calcutta Jew’ as some would prefer – testifying to the historical ties and special bond to the city that once upon a time they used to call home. Whilst the remaining Jewish communities of India are undergoing a legal battle for the recognition of their civic and political rights and the granting of the status of ‘minority’ – so far bestowed upon them only by the State of Maharashtra (2016) – some writers are con- tributing to highlight the great history of a forgotten community, the Bagh- dadi Jews, who had arrived in India at the end of the eighteenth century as a «diaspora of hope» and are now claiming an Indian Jewish minoritarian identity, so far denied. From the autobiographical novel by Jael Silliman The Man With Many Hats (2013) to the witty theatre play Calcutta Kosher by Shelley Silas (2004), this article retraces some of the stories of the small- est Indian Jewish community, the Baghdadi Jews of Calcutta. Navigating the lanes of Calcutta/Kolkata, sensory memoryscapes evocatively reframe the history of this minor transnational community.

Questo saggio analizza alcune opere letterarie di scrittrici contemporanee appartenenti alla comunità degli Ebrei Baghdadi di Calcutta, la più piccola delle comunità di religione ebraica dell’India, giunta nel Subcontinente alla fine del diciottesimo secolo. Attraverso il romanzo di Jael Silliman, A Man with Many Hats (2013) e l’opera teatrale di Shelley Silas Calcutta Kosher (2004), l’articolo naviga gli spazi interstiziali della memoria e ripercorre le tracce di una «geografia sensoriale» che riporta il lettore tra i vicoli angusti ma pieni di vita di una delle città più importanti e affascinanti dell’India co- loniale: Calcutta. Ribattezzata nel 2001 con il nome di Kolkata, la città che emerge dalle narrazioni letterarie e drammaturgiche di Silliman e Silas resta tuttavia la vecchia Calcutta intrisa dei sapori e dei profumi delle memorie dei suoi abitanti, in particolare quelle degli Ebrei Baghdadi che, nel corso di due secoli, l’hanno eletta come casa, rivendicando un’appartenenza transnazion- ale e ridefinendosi, in linea con questa nuova posizionalit , ‘Ebrei di Cal- cutta’. Nel nome di questa nuova identità, anche gli Ebrei di Calcutta si sono uniti al gruppo eterogeneo e più vasto di Ebrei Indiani per chiedere il ricon- oscimento dello status di minoranza all’interno dell’India postcoloniale. Attra- verso la narrativa e le opere di teatro, queste autrici di origine ebrea Baghdadi presentano dei quadri della memoria tessuti con trame e orditi sensoriali, che evocano la storia di questa importante comunità transnazionale minore.

Calcutta Kosher and The man with many hats. Recasting the Baghdadi Jews as a ‘new’ minority in contemporary India / Matta, Mara. - In: STUDI E MATERIALI DI STORIA DELLE RELIGIONI. - ISSN 0393-8417. - STAMPA. - 83:2(2017), pp. 459-475.

Calcutta Kosher and The man with many hats. Recasting the Baghdadi Jews as a ‘new’ minority in contemporary India

Mara Matta
2017

Abstract

This article discusses some of the recent narratives of India’s Bagh- dadi Jews, looking at the way works of literature have been recasting this community as an Indian minority referred to as ‘Indian Jewish’ or, more specifically, ‘Calcutta Jewish’. Indulging into nostalgic memory building, adopting literature as a strategical practice of history-writing and engag- ing into an archaeology of cultural performances, two women authors of Baghdadi Jewish descent have retrieved past lives and memories along the «sensory geographies» of India’s most vibrant colonial city: Calcutta. Since 2001 renamed Kolkata, the city has undergone deep changes in postcolonial times and yet remains the perfect canvas where to perform a new hybrid subjectivity, that of the Indian Jew – or ‘Calcutta Jew’ as some would prefer – testifying to the historical ties and special bond to the city that once upon a time they used to call home. Whilst the remaining Jewish communities of India are undergoing a legal battle for the recognition of their civic and political rights and the granting of the status of ‘minority’ – so far bestowed upon them only by the State of Maharashtra (2016) – some writers are con- tributing to highlight the great history of a forgotten community, the Bagh- dadi Jews, who had arrived in India at the end of the eighteenth century as a «diaspora of hope» and are now claiming an Indian Jewish minoritarian identity, so far denied. From the autobiographical novel by Jael Silliman The Man With Many Hats (2013) to the witty theatre play Calcutta Kosher by Shelley Silas (2004), this article retraces some of the stories of the small- est Indian Jewish community, the Baghdadi Jews of Calcutta. Navigating the lanes of Calcutta/Kolkata, sensory memoryscapes evocatively reframe the history of this minor transnational community.
2017
Questo saggio analizza alcune opere letterarie di scrittrici contemporanee appartenenti alla comunità degli Ebrei Baghdadi di Calcutta, la più piccola delle comunità di religione ebraica dell’India, giunta nel Subcontinente alla fine del diciottesimo secolo. Attraverso il romanzo di Jael Silliman, A Man with Many Hats (2013) e l’opera teatrale di Shelley Silas Calcutta Kosher (2004), l’articolo naviga gli spazi interstiziali della memoria e ripercorre le tracce di una «geografia sensoriale» che riporta il lettore tra i vicoli angusti ma pieni di vita di una delle città più importanti e affascinanti dell’India co- loniale: Calcutta. Ribattezzata nel 2001 con il nome di Kolkata, la città che emerge dalle narrazioni letterarie e drammaturgiche di Silliman e Silas resta tuttavia la vecchia Calcutta intrisa dei sapori e dei profumi delle memorie dei suoi abitanti, in particolare quelle degli Ebrei Baghdadi che, nel corso di due secoli, l’hanno eletta come casa, rivendicando un’appartenenza transnazion- ale e ridefinendosi, in linea con questa nuova posizionalit , ‘Ebrei di Cal- cutta’. Nel nome di questa nuova identità, anche gli Ebrei di Calcutta si sono uniti al gruppo eterogeneo e più vasto di Ebrei Indiani per chiedere il ricon- oscimento dello status di minoranza all’interno dell’India postcoloniale. Attra- verso la narrativa e le opere di teatro, queste autrici di origine ebrea Baghdadi presentano dei quadri della memoria tessuti con trame e orditi sensoriali, che evocano la storia di questa importante comunità transnazionale minore.
minor transnationalism; memory; nostalgia; Baghdadi Jews; literature and performing arts
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Calcutta Kosher and The man with many hats. Recasting the Baghdadi Jews as a ‘new’ minority in contemporary India / Matta, Mara. - In: STUDI E MATERIALI DI STORIA DELLE RELIGIONI. - ISSN 0393-8417. - STAMPA. - 83:2(2017), pp. 459-475.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1022618
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