Le architetture e/o le città (in)visibili di Lu.C 1) L’architettura del frammento. La scomparsa accidentale di uno degli spigoli del morfema architettonico cubico ha generato la dialettica del ‘frammento’. Prendendola a pretesto è dato elevarla a tecnica di modificazione proliferativa, ovvero a tecnica progettuale senza fine. 2) L’architettura performativa. il carattere dominante nella contemporaneità, complice il computer, appare essere quello della ‘deformazione’ quale che sia (Gehry & C. docent). 3) La città degli scacchisti, e non solo. A partire da due passaggi intermedi della trasformazione prototipo PaTS, anziché buttarli via con i loro rispettivi ‘buchi neri’, si è deciso di riutilizzarli assumendoli come basi per ottenere, tra le infinite possibili, soluzioni-altre. 4) L’architettura e la città multidimensionali. Una fotocopia di grafico da carta-lucido (di Ro.P), uscita speculare e accidentalmente sovraimpressa con immagini diverse, ha fornito lo spunto per configurare la struttura di una architettura e/o di una città a enne dimensioni, dando la stura alla nostra più sfrenata fantasia ideativa. 5) L’architettura della musica. Su una precedente base di lavoro disseminata di pixel (codici a barre, codici QR e simili) si sono sovrapposti inaspettatamente tre righi musicali. Abbiamo reagito alla provocazione assecondandola. Se ne sono ricavati molti righi di scrittura. Dal rumore al silenzio, dall’armonia alla dissonanza, dalla dodecafonia all’errore creativo, ed oltre. Al di là di ogni esclusione disciplinare.

(Ricerca progettuale, 2016). “Le architetture e/o le città (in)visibili di Lu.C (2016)” / Calcagnile, Luigi. - (2016).

(Ricerca progettuale, 2016). “Le architetture e/o le città (in)visibili di Lu.C (2016)”.

CALCAGNILE, Luigi
2016

Abstract

Le architetture e/o le città (in)visibili di Lu.C 1) L’architettura del frammento. La scomparsa accidentale di uno degli spigoli del morfema architettonico cubico ha generato la dialettica del ‘frammento’. Prendendola a pretesto è dato elevarla a tecnica di modificazione proliferativa, ovvero a tecnica progettuale senza fine. 2) L’architettura performativa. il carattere dominante nella contemporaneità, complice il computer, appare essere quello della ‘deformazione’ quale che sia (Gehry & C. docent). 3) La città degli scacchisti, e non solo. A partire da due passaggi intermedi della trasformazione prototipo PaTS, anziché buttarli via con i loro rispettivi ‘buchi neri’, si è deciso di riutilizzarli assumendoli come basi per ottenere, tra le infinite possibili, soluzioni-altre. 4) L’architettura e la città multidimensionali. Una fotocopia di grafico da carta-lucido (di Ro.P), uscita speculare e accidentalmente sovraimpressa con immagini diverse, ha fornito lo spunto per configurare la struttura di una architettura e/o di una città a enne dimensioni, dando la stura alla nostra più sfrenata fantasia ideativa. 5) L’architettura della musica. Su una precedente base di lavoro disseminata di pixel (codici a barre, codici QR e simili) si sono sovrapposti inaspettatamente tre righi musicali. Abbiamo reagito alla provocazione assecondandola. Se ne sono ricavati molti righi di scrittura. Dal rumore al silenzio, dall’armonia alla dissonanza, dalla dodecafonia all’errore creativo, ed oltre. Al di là di ogni esclusione disciplinare.
2016
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1013274
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